mercoledì 11 febbraio 2015

Venezia


Venezia è la città del supersforzo: realizzata nelle condizioni più difficili e senza economia di mezzi, viene dall’anima e fa appello all’anima. 

Diceva il Buddha: "Con la consapevolezza, con la padronanza di sé, il saggio si costruisce un'isola che nessun diluvio può sommergere". Perché costruire la propria casa sull'acqua? Per avere sempre difficoltà da trasformare in Presenza.

A Venezia, città dalla sopravvivenza sempre minacciata, vivere richiede uno sforzo in più. Nello slancio, la città va oltre se stessa e diventa Oriente senza essere a oriente, luogo di frontiera lontano dalle frontiere. Costruendo sull’acqua, Venezia si mette in una posizione limite e prova a non stare più da nessuna parte, sfuggendo al tempo e alla geografia. Per lunghe ore del giorno, la linea di demarcazione tra cielo e laguna è invisibile.

"Affrettati a coltivare la saggezza, fai di te stesso un’isola. Terso da macchie e impurità, sei libero dalla nascita e dalla morte." (Buddha)

A Venezia osserviamo la vita e la rappresentazione della vita. I veneziani mettono in scena i loro sogni, riproducono i momenti di rapinosa bellezza vissuti in Oriente, nel Nord Europa, a Firenze. Doppia è la vita dei veneziani, duplice la loro attenzione. Allo stesso modo, due volte vediamo i loro palazzi: in terra e riflessi sull'acqua. Ecco il supersforzo dei veneziani: vivere, sopravvivere e creare un'anima. 

È stato detto che l'arte presuppone il controllo delle passioni. In ogni suo palazzo, in tutti i suoi arabeschi, Venezia sembra che aggiunga: Sì, bisogna essere oltre le passioni, ma per creare un’anima bisogna vivere con passione.

Più non si va, se pria non morde,
anime sante, il foco: intrate in esso,
ed al cantar di là non siate sorde.


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