Capita
spesso di vedere statue o dipinti di due contendenti, uno dei quali è sereno,
l’altro agitato. A esempio, dove lavoro c’è una statua quattrocentesca di S. Michele
Arcangelo che schiaccia il demonio: quest’ultimo è agitato, mentre S. Michele
è imperturbabile.
La
serenità non dipende dalla vittoria nella contesa: Apollo non riesce a
conquistare Dafne, nondimeno nel capolavoro della Galleria Borghese appare
sereno (al contrario di Dafne). La serenità, o distacco, individua i centri superiori nell'uomo; l'agitazione, o identificazione, i centri inferiori.
Al
Museo Archeologico Nazionale di Napoli c'è la statua antica di un eros prigioniero di
un delfino. Quest’ultimo lo sta stritolando, ma Eros lo abbraccia, e per questo
il suo viso esprime serenità. L’accettazione sconfigge sempre il sé inferiore e
tiene puliti i centri superiori.
C’è
un’esortazione che Gurdjieff faceva spesso ai suoi studenti e che mi ha creato non poche difficoltà: lavorare velocemente.
Magari si complimentava per il buon lavoro svolto, però chiedeva di rifarlo impiegando la metà del tempo. Diceva anche che muovendosi troppo lentamente, le
“Influenze C” diventavano “Influenze B”.
A lungo questo consiglio gurdjieffiano è stato per me un punto interrogativo, perché lavorare
velocemente non mi produceva alcuno stato.
Finalmente,
in un testo minore della Quarta Via penso di aver trovato la chiave per capire
dove volesse arrivare Gurdjieff. Si tratta di una precisazione che nessun altro
ha riportato, eppure è decisiva.
“Dobbiamo essere veloci, veloci. Ma quando si
fa in fretta si fa rumore e allora [Gurdjieff] ti dice: «Bisogna lavorare in
silenzio». Ho sentito per me l’impossibilità di essere sia veloce sia
silenziosa, ma in qualche modo in quel momento mi sembrava di diventarne molto
più capace del solito.” (Rina Hands, Il
diario di Madame Egout Pour Sweet con il sig. Gurdjieff a Parigi, 1948-1949)
Introdurre
silenzio nella velocità è come trovare serenità nelle avversità. Affinché la nostra velocità sia silenziosa, dobbiamo essere concentrati; senza fare attenzione, la velocità produce meccanicamente rumore, così come le avversità producono automaticamente "io" negativi. Siamo di fronte a un altro esempio di feconda congiunzione degli opposti. Cercare di mettere in pratica questo consiglio gurdjieffiano è come realizzare il famoso detto Zen camminare senza piedi e volare senza ali.
I
Latini dicevano Festina Lente,
affrettati con lentezza. Lente e lento vengono da lenire: rendere molle, far arrendere. Se mi affretto con morbidezza, se mi ricordo di passare sopra le cose senza "pesare", ho la possibilità di fare meno rumore.
Più non si va, se pria non morde,
anime sante, il foco: intrate in esso,
ed al cantar di là non siate sorde.
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