mercoledì 25 febbraio 2015

Alzare gli occhi


Nella lingua greca la parola uomo deriva dal fatto che egli può guardare in alto.
Pietro di Damasco

Alzare gli occhi è ciò che ci salva.

Leggere cinque o dieci righe di giornale, scrivere o guardare il computer, poi improvvisamente alzare gli occhi: realizzare che il nostro presente è anche la stanza che ci circonda, i suoni dalla strada, eventualmente il muro spoglio che abbiamo di fronte.

Anche su un muro del genere può affiorare “l’isola che nessuna marea può sommergere”.

A ogni momento abbiamo la possibilità di alzare gli occhi, constatare che oltre i nostri “io” il mondo sta andando avanti come sempre e che probabilmente anche noi, tra qualche tempo, avremo la sua indifferenza verso ciò che ora ci sta mangiando il presente.

Coloro che guardano fisso alla Verità salgono in altoBhagavad Gita

È perché possiamo alzare gli occhi di tanto in tanto che la vita acquista senso, sfugge dall’asfissia dei diecimila “io” e diventa più reale.

In fondo, essere presenti è vivere per qualcosa di più grande di noi. Quando siamo presenti a ciò che mangiamo, ci facciamo da parte e solo il sapore è. Quando ci svegliamo alla stanza in cui ci troviamo, i piccoli “io” evaporano e uno spazio più grande ci fa visita.

Più non si va, se pria non morde,
anime sante, il foco: intrate in esso,
ed al cantar di là non siate sorde.

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