Nella lingua greca la parola uomo
deriva dal fatto che egli può guardare in alto.
Pietro di Damasco
Pietro di Damasco
Alzare gli occhi è ciò che ci
salva.
Leggere cinque o dieci righe di
giornale, scrivere o guardare il computer, poi improvvisamente alzare gli occhi:
realizzare che il nostro presente è anche la stanza che ci circonda, i suoni
dalla strada, eventualmente il muro spoglio che abbiamo di fronte.
Anche su un muro del genere può affiorare “l’isola che nessuna marea può sommergere”.
A ogni momento abbiamo la possibilità di
alzare gli occhi, constatare che oltre i nostri “io” il
mondo sta andando avanti come sempre e che probabilmente anche noi, tra qualche tempo, avremo la sua indifferenza verso ciò che ora ci sta mangiando il presente.
È perché possiamo alzare gli
occhi di tanto in tanto che la vita acquista senso, sfugge dall’asfissia dei
diecimila “io” e diventa più reale.
In fondo, essere presenti è
vivere per qualcosa di più grande di noi. Quando siamo presenti a ciò che mangiamo,
ci facciamo da parte e solo il sapore è. Quando ci svegliamo alla stanza in cui ci troviamo, i piccoli “io” evaporano e uno spazio più grande ci fa visita.
Più non si va, se pria non morde,
anime sante, il foco: intrate in esso,
ed al cantar di là non siate sorde.
Nessun commento:
Posta un commento