martedì 21 aprile 2015

Russell Page, giardiniere dell'anima

Giardini della Landriana, Roma


Il 7 novembre 1949, dopo il funerale di Gurdjieff, gli studenti di Quarta Via si ritrovarono nella sua camera per leggere le opere del Sistema. Chi sedette alla poltrona del Maestro fu Russell Page, lo studente che era solito leggere ad alta voce per tutti.

All'epoca, Page aveva già svolto dei lavori importanti come progettista di giardini, ma non era ancora diventato il numero uno al mondo. In quei momenti, era "solo" il genero di Gurdjieff e uno degli studenti che gli era stato più vicino negli ultimi mesi.

Le fonti sui rapporti tra Russell Page e la Quarta Via sono scarse. Non ve n'è traccia nell'unico libro da lui scritto, L'educazione di un giardiniere; la sua biografia The Gardens of Russell Page vi accenna di sfuggita; i testi della Quarta Via sono ancora più avari di informazioni. Anzi: James Moore, autore di una celebre biografia di Gurdjieff, interrompe una citazione da Idioti a Parigi proprio laddove si fa il nome di Page. Lo stesso Moore si dilunga invece su celebrità che hanno avuto una frequentazione minima di Gurdjieff, come S.D. Mercourov e Frank Lloyd Wright.

Questo fatto è tanto più strano se leggiamo una delle poche fonti a disposizione sull'argomento, per l'appunto Idioti a Parigi. Page vi appare come una delle pochissime persone capaci di aiutare Gurdjieff in cucina e di scherzare con lui. Il giorno prima di venire ricoverato nell'ospedale in cui sarebbe morto, Gurdjieff lo mandò a chiamare per prendere un caffè e ascoltare musica insieme. Tra il Maestro che aveva segnato la spiritualità del XX secolo e colui che stava per diventare il più famoso giardiniere del mondo, c'era dunque un rapporto stretto. Il primo aiutava a creare anime, il secondo giardini, e le due cose forse non erano così distanti. 

Il giardino ideale di Russell Page consisteva nell'hortus conclusus, ovvero il chiostro, la metafora del paradiso in terra. Scriveva il giardiniere inglese: "Lo scopo dell'ideatore di giardini ... è di indurre a credere in un paradiso che nasce dagli elementi già presenti sul luogo ... e dar sfogo al proprio amore per la natura offrendo a ciascuna pianta le migliori condizioni possibili per il suo sviluppo". E ancora: "Per avere il pollice verde, è necessario avere un cuore verde. Un giardino ben fatto non è certo il prodotto di qualcuno che non abbia sviluppato la capacità di conoscere e amare gli esseri viventi".

Un'altra fonte di informazioni su Page è il bel libro di Marella Agnelli Ho coltivato il mio giardino. Page, infatti, era al servizio delle famiglie più ricche del mondo: per gli Agnelli, progettò i parchi di Villar Perosa e Villa Frescot, oltre che il giardino pensile della casa sul Quirinale. Il giardiniere inglese si conquistò la fiducia di Marella Agnelli, moglie di Gianni, non tanto per "la monumentale fisicità" ("Era un gigante") o per lo "straordinario sesto senso" in fatto di giardini, quanto per la sua spiritualità. "Quella splendida sera di giugno ... passammo nella loggia a vedere il giardino dall'alto, nel tramonto ... Fu allora che Russell mi mise in guardia dal lato oscuro di una grande fortuna. Per non restarne ingabbiati, mi disse, 'Bisogna imparare a essere servitori di qualcosa di più elevato, altrimenti si diventa schiavi di tutto ciò che è in basso'." Da allora (1954) Page lavorò per gli Agnelli fino alla morte (1985). La sua compagnia faceva la felicità di Marella.

La moglie di Gianni Agnelli rivela altri dettagli: "Un giorno gli chiesi come mai guadagnasse così poco e lui mi rispose: 'Perché voglio essere io a scegliere i miei committenti e non il contrario'. Ed era vero. Lavorava solo per persone che stimava". Non aveva assistenti, la sua casa-ufficio era spartana e conduceva una vita quasi monastica. Del resto, come racconta lui stesso ne L'educazione di un giardiniere, lavorava così tanto che passava quattro notti a settimana in treno.

La succinta cronologia di The Gardens of Russell Page indica il 1946 come anno in cui conobbe Gurdjieff. Pochi mesi dopo ne sposò la figlia Linda, dalla quale avrebbe divorziato nel 1954. Quello stesso anno si risposò con Vera Daumal, vedova dello scrittore René Daumal, entrambi studenti di Gurdjieff. Vera sarebbe morta nel 1962.

Sembra che Page negli anni Sessanta fu tra quanti considerarono conclusa l'esperienza della Quarta Via e passarono al sufismo, riconoscendo in Idries Shah il proprio Maestro. Ma se poco si sa del suo studentato in Quarta Via, ancora meno è dato leggere del suo percorso sufi. Quando l'architetto Pejrone, suo successore in casa Agnelli, gli chiese di raccontargli qualcosa del sufismo, Page tagliò corto: "Tu non sei il tipo adatto".

In Italia, oltre che i giardini degli Agnelli, Page creò, tra gli altri, i giardini della Mortella a Ischia e quelli della Landriana vicino Roma, entrambi visitabili.

Ecco alcune sue frasi tratte da L'educazione di un giardiniere: "[Un giardino deve] mutare e interrompere il flusso del tempo, trasformandosi in un'isola dove l'istante acquista un nuovo significato"; "Quelli che noi chiamiamo vuoti sono solidi di altro genere"; "L'architettura di giardini deve avere il pregio della discrezione sopra ogni altra cosa"; "La domanda che mi pongo sempre nel confrontarmi con un giardino suona così: 'Come posso contenere al minimo il mio intervento?'".

Page, "Idiota Circolare", non studiò mai giardinaggio, ma studiò con Gurdjieff. Per qualche scherzo della sorte questo fatto continua a essere poco noto. La discrezione e il Vuoto non erano solo qualità dei suoi giardini: costituivano anche tratti della sua anima.

Ed elli a me: Questa montagna è tale,
che sempre al cominciar di sotto è grave;
e quant'om più va sù, e men fa male.

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