“Hai sempre a disposizione una protezione completa: il silenzio.” Alfred Orage
Ho un Amico che quando una persona
gli dice qualcosa che non condivide, semplicemente tace.
Questo vale anche se le parole
sono calunniose o ingiuste nei suoi confronti. Per lui, l’unica autodifesa è l’autoricordo
(il ricordo di sé). Certi silenzi sono già una risposta eloquente. E poi, questo tipo di risposta non è mai negativo: non impoverisce il momento,
come invece potrebbero fare le parole dei diecimila "io".
Quando qualcuno lo accusò di
essere rimasto inerte dinanzi al collasso di Rajneeshpuram, la città che aveva
appena creato, Osho rispose semplicemente: Il
mio silenzio era più importante delle vostre parole (citazione non
letterale).
Nel Museo dove lavoro ci sono due
statuine di una misconosciuta dea antica, Angerona. Era la dea romana del silenzio e,
in quanto tale, raffigurata con un dito alla bocca. Essa non aveva un tempio
suo, ma solo una statua all’interno del tempio di Voluptas, la dea del piacere figlia di Amore e Psiche. Questo
accostamento tra silenzio e voluttà mi è sempre sembrato interessante. Un filosofo
antico, Macrobio, scrisse:
Masurio aggiunge che la statua di questa dea si trova sull’altare di
Volupia rappresentata con la bocca chiusa e sigillata, perché coloro che
dissimulano i loro dolori e i loro motivi di ansietà giungono, grazie alla loro
sopportazione, a grandissimo piacere.
Mutatis mutandis, la "non espressione della negatività", uno
dei cardini della Quarta Via, esisteva anche nel mondo antico. Per i Romani, era addirittura fonte di voluttà.
Più non si va, se pria non morde,
anime sante, il foco: intrate in esso,
ed al cantar di là non siate sorde.
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