venerdì 13 febbraio 2015

Il silenzio



Hai sempre a disposizione una protezione completa: il silenzio.” Alfred Orage

Ho un Amico che quando una persona gli dice qualcosa che non condivide, semplicemente tace.

Questo vale anche se le parole sono calunniose o ingiuste nei suoi confronti. Per lui, l’unica autodifesa è l’autoricordo (il ricordo di sé). Certi silenzi sono già una risposta eloquente. E poi, questo tipo di risposta non è mai negativo: non impoverisce il momento, come invece potrebbero fare le parole dei diecimila "io".

Quando qualcuno lo accusò di essere rimasto inerte dinanzi al collasso di Rajneeshpuram, la città che aveva appena creato, Osho rispose semplicemente: Il mio silenzio era più importante delle vostre parole (citazione non letterale).

Nel Museo dove lavoro ci sono due statuine di una misconosciuta dea antica, Angerona. Era la dea romana del silenzio e, in quanto tale, raffigurata con un dito alla bocca. Essa non aveva un tempio suo, ma solo una statua all’interno del tempio di Voluptas, la dea del piacere figlia di Amore e Psiche. Questo accostamento tra silenzio e voluttà mi è sempre sembrato interessante. Un filosofo antico, Macrobio, scrisse:

Masurio aggiunge che la statua di questa dea si trova sull’altare di Volupia rappresentata con la bocca chiusa e sigillata, perché coloro che dissimulano i loro dolori e i loro motivi di ansietà giungono, grazie alla loro sopportazione, a grandissimo piacere.

Mutatis mutandis, la "non espressione della negatività", uno dei cardini della Quarta Via, esisteva anche nel mondo antico. Per i Romani, era addirittura fonte di voluttà.

Più non si va, se pria non morde,
anime sante, il foco: intrate in esso,
ed al cantar di là non siate sorde.

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