Roma è
piena di acque.
Acque animali,
vegetali, mercuriali, solari. Acque che escono da delfini, da pigne, da
Mercuri, da dischi solari. A Piazza di Spagna c’è un esempio di fontana solare.
Un sole antropomorfo tiene gli occhi rovesciati all’indietro e l’acqua gli sale
alla bocca. I suoi raggi sono serpentini e rettilinei, come due diversi modi di
arrivare al mondo. Uno diretto, l’altro a zigzag; uno subitaneo, l’altro
bisognoso di tempo. Sembra che questa scultura ci stia dicendo che due sono gli influssi celesti: il colpo di spada diritto al
cuore e l’accompagnamento mano nella mano. Oggi siamo incisi, ma domani
riceviamo una carezza.
Con gli
occhi fissi al cielo, quasi inebriato, questo sole non cessa di dare acqua. È sempre
ricolmo. Sembra che il cielo stia attingendo acqua da lui come da un
pozzo. L’attenzione rivolta in alto gli deforma i tratti. Forse sta guardando
la luna. Forse la ama. Per questo l'acqua sale in lui, come le maree dell’oceano.
Anche in me c’è una forza che preme ogni ora,
strepitosa di immagini e sensazioni. Il segreto per dare costantemente è
trovare una maniglia in alto, restarvi agganciati. La vera da pozzo sopra la
nostra testa è il sole o la luna? Oppure il cielo, lo spazio vuoto tra di essi?
Più non si va, se pria non morde,
anime sante, il foco: intrate in esso,
ed al cantar di là non siate sorde.
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