Ci sono probabilmente dei falsi gurdjieffiani che
girano in Rete. Uno è “L’ultima ora della nostra vita”, il cui autore più volte
è stato riconosciuto in E.J. Gold; un altro sono gli “Insegnamenti di Gurdjieff
alla figlia Reyna D’Assia”, a cui invece molte persone sembrano ancora credere.
Per quanto io ne sappia, nessuno ha mai argomentato dati alla mano sulla veridicità di questi
“Insegnamenti”, dunque offro qui i risultati della
mia breve ricerca al riguardo.
Gli “Insegnamenti” sono contenuti nel libro “Il maestro e le
maghe” (Feltrinelli), al capitolo “Il lavoro sull’essenza”. Qui si dice che nel
1924 Gurdjieff andò in America e mise incinta una cameriera tredicenne: ne
nacque Reyna D’Assia, che molti anni dopo avrebbe conosciuto Jodorowsky.
L’incontro tra i due sarebbe avvenuto in seguito a una presentazione del film “El
Topo”, quindi nel 1970. Tra i due scoppia una love story surreale, che già da
sola dovrebbe farci dubitare della veracità del racconto (“[Reyna D’Assia] si
infilò nella vagina un pezzetto di spago sottile e un momento dopo me lo posò
sulla mano dopo avergli fatto un nodo”).
Si è quasi certi però che l’intera storia è frutto della fantasia
di Jodorowsky solo studiando le date.
Gurdjieff avrebbe chiesto al suo allievo Alfred Orage di
educare Reyna D’Assia, cosa che sarebbe avvenuta fino a quando quest’ultima compì
il tredicesimo anno. Ma Orage morì nel ’34, quando Reyna doveva avere 9 o 10
anni, dunque il fatto è impossibile.
Il racconto è poi corredato da foto. In una si vede
Gurdjieff con una bambina di quindici anni massimo, indicata come Reyna: peccato
che il fotogramma sia tratto dal noto filmato (visibile su Youtube) girato davanti all’ultima casa di
Gurdjieff a Parigi, nel ’48/’49. Un’altra foto è alla fine del racconto: qui
una donna regge in braccio un bambino di cinque anni circa. Sarebbero Reyna con
il figlio avuto da Jodorowsky, pertanto la foto andrebbe datata intorno al 1975,
ma la donna ritratta dimostra 35 e non certo 50 anni.
Infine, Dushka Howarth, l’ultima figlia di Gurdjieff, disse
che i figli di Gurdjieff erano sei e nessuno aveva mai sentito parlare di Reyna
D’Assia.
Per concludere: la sensazione è che Jodorowsky si sia
inventato tutto, disseminando il racconto di indizi che permettessero agli
addetti ai lavori di capire l’imbroglio. All’inizio del libro è scritto: “Tutti
i personaggi, i luoghi, i fatti, i libri e i sapienti che ho citato sono
reali”. Ma altrove Jodorowsky ha detto (su Castaneda): “Se i suoi
racconti sono un imbroglio, sono un imbroglio sacro”. È probabile che con lo
stesso ragionamento egli si sia autoassolto scrivendo “Il lavoro sull’essenza”.
Tutto questo ci può anche stare, ma se Jodorowsky evitava di scrivere che il
cinquantenne Gurdjieff aveva messo incinta una cameriera tredicenne, era meglio.
A ogni buon conto, io ora prendo tutto ciò che Jodorowsky scrive cum grano salis.
(Immagine: “Caravaggio”, Luciano Ventrone, 1984)
(Immagine: “Caravaggio”, Luciano Ventrone, 1984)
Lume non è, se non vien dal sereno
che mai si turba
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