Scrive Mario Verdone che il film Otto e Mezzo è un'opera funambolica: la sua magia consiste nell'essere sempre sul punto di precipitare in una
fumosità incomprensibile, ma ogni volta si risolleva con un guizzo all'ultimo momento. Non siamo
mai di fronte a stranezze fini a se stesse o fantasticherie incomprensibili, ma
a parti di un discorso il cui filo riusciamo a seguire dall’inizio alla fine. Il
film “…è come una serie di acrobazie che
il funambolo esegue al di sopra della folla […] sempre sul punto […] di cadere e sfracellarsi
al suolo, ma l’acrobata sa compiere al momento giusto la capovolta giusta, con
un colpo di reni si raddrizza, si salva e vince”.
Questa brillante lettura del capolavoro felliniano mi è
tornata alla mente a proposito della recente ristampa di uno dei primi libri di
un famoso poeta contemporaneo, Millimetri
di Milo De Angelis (1983), testo definito nella presentazione come una "pietra miliare con la quale si confrontano tutte le generazioni successive di poeti".
Nella misura in cui la poesia di De Angelis resta ancorata
a un riconoscibile significato, sia pure vago e posto in un
remoto orizzonte, emoziona e piace; quando però tale significato si
perde di vista e la poesia prende il largo in un mare senza punti di
riferimento, il lettore resta smarrito.
L'incanto di Otto e
Mezzo è nel delirio controllato; la debolezza di alcune poesie
deangelisiane nella mancanza di una cornice di senso che permetta di inquadrare i (tanti) versi incomprensibili. Si sa che alcune poesie
di Somiglianze (l’opera prima che
precede Millimetri) parlano di un aborto
spontaneo, mentre altre di Millimetri
di un processo in tribunale: queste, in cui il lirismo deforma un evento
riconoscibile, sono le poesie deangelisiane meglio riuscite. Allo stesso modo, in Otto e Mezzo Fellini non ci fa mai dimenticare che che
il tema del film è il blocco creativo del regista-protagonista, e a esso possiamo ricondurre le varie incursioni nel mondo del fantastico. Quando però
non riusciamo a capire di cosa parlano le poesie di Millimetri, metafore e immagini non riescono a
legarsi a qualcosa di concreto e, come un funambolo che manchi il trapezio, il poeta precipita rovinosamente al suolo.
O voi che avete l'intelletti sani,
mirate la dottrina che s'asconde
sotto 'l velame de li versi strani.
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