domenica 15 marzo 2015

La notte del purgatorio



Qualche post fa, ho parlato della prova del fuoco che Dante attraversa nel canto XXVII del Purgatorio. Subito dopo, egli fa un'altra cosa interessante: poiché sopraggiunge la notte, deve fermarsi insieme alle sue guide e aspettare che risorga il sole. Quando è buio, quando manca la luce celeste, nel Purgatorio non si avanza, ma si resta fermi.

Osho diceva spesso ai suoi discepoli, negli incontri privati: "Quando sei in uno spazio negativo, non fare assolutamente niente. Aspetta che passi". Ugualmente negli incontri privati, le cui trascrizioni sono diventate pubbliche solo recentemente, Gurdjieff disse: "Quando non hai un programma, qualsiasi cosa - per quanto stupida, folle e indegna - può governarti. Fidati soltanto del programma che avrai fatto mentre eri in uno stato speciale. La cosa più importante è fare questo programma: come vuoi comportarti, cosa vuoi fare, le relazioni che vuoi avere con gli altri. Questo è un programma. E credi solo in questo. Anche se Dio venisse a disturbarti, dicendoti di fare qualcos'altro, non credergli. Forse è venuto per metterti alla prova. Tu fai solo ciò che hai deciso nel tuo stato speciale".

Lo stato speciale è quando c'è il sole, l'aiuto celeste, perché con le nostre forze possiamo fare ben poco. D'altra parte, la notte, l'assenza del sole, è quando siamo lasciati a noi stessi: al posto del sole, i fuochi fatui degli io. Quello che tutti i Maestri ci dicono, da Dante a Osho passando per Gurdjieff, è che in questi momenti non dobbiamo prendere iniziative. Parte del programma concepito durante lo "stato speciale" è proprio questo non credere agli io.

"Esiste una legge semplicissima: un uomo deve mantenere la parola data; in tutti i casi, qualsiasi cosa accada. Se hai dato la tua parola che verrai a vedermi a una certa ora, anche se ti fanno a pezzi, anche se ti uccidono, devi venire. È una cosa piccola, ma forse è connessa a molte altre che non conosci. Se non vieni, il costo potrebbe essere un milione di franchi." (Gurdjieff)

Un'ultima cosa: quando Dante si ferma, essendo l'unico dotato di corpo fisico, si addormenta e sogna. I suoi sogni in questi casi sono sempre pedagogici. Non sono esperienze oniriche normali, ma celesti, inviate dall'alto. Anche di notte Dante impara, perché ha fatto la cosa giusta nel momento: fermarsi e non avanzare.

O voi che avete l'intelletti sani,
mirate la dottrina che s'asconde 
sotto 'l velame de li versi strani.

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