mercoledì 18 marzo 2015

La poesia


All’inizio del Purgatorio, Dante incontra l’anima del musicista Casella. Quando quest’ultimo, su invito del poeta fiorentino, comincia a cantare, tutti (anche Virgilio) restano affascinati e dimenticano di proseguire la salita al Paradiso, finché non interviene il guardiano del Purgatorio, Catone l’Uticense, che li rimprovera perché stanno perdendo tempo.

Qui Dante sta dicendo una cosa importante per lui e tutti gli artisti: l’arte può essere un ostacolo sulla via del paradiso. In quei casi occorre un giudice severo e imparziale che riporti tutti al Lavoro su di sé. Ai piedi del Purgatorio, l’arte era stata mero intrattenimento: fine a se stessa e non volta alla ricongiunzione con Dio, essa equivaleva a una perdita di tempo.

Non c’è via più sicura per evadere dal mondo che l’arte, ma non c’è legame più sicuro col mondo che l’arte.” Goethe

Alla fine del Purgatorio (canto XXVIII), nel paradiso terrestre, ci viene detto che tutti i poeti hanno sempre parlato, senza saperlo, di quest'ultimo. C’è una circolarità in questo parlare di poesia all’inizio e alla fine del Purgatorio. Anche la poesia di Dante si è mondata: la creatura celeste (stavolta Matelda) non censura più i versi, ma spiega in cosa consiste l’autentica poesia.

La montagna del Purgatorio, ovviamente, è vasta alla base e più piccola man mano che si sale. Sulla spiaggia di partenza ci sono ancora i “diecimila io”: salendo, il loro numero decresce di cerchio in cerchio, finché nell’unico punto della vetta Dante è pronto a spiccare il balzo nel Paradiso. In cima alla Montagna Sacra il poeta si è purificato dagli “io” e in lui resta solo la Presenza.

Così la poesia di partenza, quella di Casella, era ancora la poesia degli “io”, della falsa personalità, mentre la poesia del Paradiso Terrestre parla di un nettare che sarebbe, secondo le parole angeliche, l’acqua del Lete e dell’Eunoè, i fiumi che ivi scorrono (togliendo la memoria del peccato, cioé gli "io").

In mezzo c’è spazio per la famosa dichiarazione di poetica (Canto XXIV):

E io a lui: «I’ mi son un che, quando 
Amor mi spira, noto, e a quel modo 
ch’e’ ditta dentro vo significando».     

Prima deve esserci amore, dice Dante, poi possiamo scrivere. Poiché, per citare la Quarta Via, "Non c'è vero Amore senza Presenza" (e viceversa), il senso diventa: prima occorre purificarsi dagli “io”, poi, alla fine del Purgatorio, la vera poesia ci verrà incontro. Solo così l'arte può essere pratica spirituale e non ostacolo al raggiungimento del paradiso.

Con profonda umiltà e pazienza attendere l’ora della nascita di una nuova chiarezza: questo solo significa vivere da artista … Essere artisti significa: non calcolare o contare; maturare come l’albero, che non incalza i suoi succhi e fiducioso sta nelle tempeste di primavera, senza l’ansia che dopo possa non giungere l’estate. L’estate giunge. Ma giunge solo a chi è paziente e vive come se l’eternità gli stesse innanzi, così sereno e spensierato e vasto.” Rainer Maria Rilke


O voi che avete l'intelletti sani,

mirate la dottrina che s'asconde

sotto 'l velame de li versi strani.

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