venerdì 27 marzo 2015

Lo sforzo sbagliato



In passato ho scritto dello sforzo giusto. Ora mi sento stimolato a scrivere dello sforzo sbagliato e con sorpresa scopro che è più difficile.

Ci sono sforzi che a tutta prima sembrerebbero davvero sbagliati. Cocciuti, testardi, rischiosi per il corpo, impossibili... Eppure, in qualche caso, sforzi del genere si sono trasformati in esperienze di Risveglio. A esempio, per Charles S. Nott e John G. Bennett, che ne hanno parlato in due bei libri.

Entrambi si trovavano al Prieuré, il castello rinascimentale vicino Parigi dove Gurdjieff aveva creato il suo Istituto. Lì svolsero dei supersforzi che portarono allo stremo il corpo, ma a un certo punto qualcosa si ruppe e loro ebbero accesso a un livello di energia mai prima sperimentato. Al riguardo, Bennett scrisse: "Ora stavo vivendo nell'eternità, eppure non avevo perso la mia presa sul tempo".

Bisogna dunque andarci cauti prima di definire sbagliato uno sforzo, perché l'imprevedibile epilogo può essere "il giorno più importante della mia vita", sempre per citare Bennett. 

Anche così, però, c'è forse qualcosa che si può dire sugli sforzi sbagliati.

Nott e Bennett facevano parte della comunità di Gurdjieff, vivevano dunque nel suo “Buddhafield” (il campo d’energia di un Buddha), avrebbe chiosato Osho. La presenza di una comunità è di per sé protettiva, ma quel che più conta è che i due svolgevano il loro supersforzo monitorati da Gurdjieff in persona. Bennett riferisce che, negli istanti di più lancinante sofferenza, sentiva tutta l’attenzione di Gurdjieff su di sé.

Mettersi a fare supersforzi del genere in solitudine, al di fuori di una Scuola e dell'energia di un Maestro, potrebbe essere sbagliato. Parlo esclusivamente in base alla mia modesta esperienza: quando faccio sforzi da solo, li faccio... come piace a me, probabilmente interrompendoli a metà, oppure adattandoli ai miei comodi. La verità è che da solo non ho mai lavorato con l'intensità di un Nott o un Bennett sotto gli occhi di Gurdjieff, e la cosa non sorprende, in quanto il Maestro armeno l'aveva previsto già cento anni fa. 

"L'uomo è veramente troppo pigro. Farà quasi tutto senza l'intensità necessaria, o non farà nulla, immaginando di fare qualcosa ... Mai da solo riuscirà a raggiungere l'intensità voluta ... Se un uomo si impone un compito qualsiasi, molto presto comincia a essere indulgente verso se stesso." (Gurdjieff)

Sospetto però che a Lavorare con tale intensità da soli, i risultati potrebbero non essere positivi. Una volta, Gurdjieff ammonì che Lavorando nel modo sbagliato, si rischiava di diventare dei lunatici.

Insomma, "La vita è reale solo quando 'io sono'"... sì, ma con gli altri.

Per fortuna e purtroppo non posso dire molto altro sugli sforzi sbagliati. Per fortuna, perché avendo deciso di parlare solo di ciò che conosco per esperienza, non posso dire nulla a esempio delle droghe (che secondo alcuni danneggerebbero in modo irreparabile il corpo astrale). Purtroppo, perché se sto facendo sforzi inutili o che alimentano la parte sbagliata in me... per questo stesso fatto, sono probabilmente l'unico a non saperlo.

O voi che avete l'intelletti sani,
mirate la dottrina che s'asconde
sotto 'l velame de li versi strani.

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