martedì 3 marzo 2015

Le grottesche del Papa



Si resta sempre sorpresi quando nelle stanze papali del Rinascimento ci si imbatte in raffigurazioni erotiche. Nel Castel Sant'Angelo di Roma accade più di una volta. Per esempio nella Sala di Apollo (1547), dipinta a grottesche sotto la supervisione di Perin del Vaga. Donne nude, satiri che insidiano ninfe, amplessi senza pudori, femmine che cavalcano animali selvaggi: tutte queste immagini, un tempo, erano sotto gli occhi di persone che avevano fatto voto di castità.

C'è una sola figura, in questa Sala di Apollo, che non appartiene alla mitologia: un uomo rinascimentale che la piuma sul copricapo e i sonagli ai calzari sembrano identificare in un buffone o un saltimbanco. Contrariamente a quanto comunemente si pensa, i buffoni erano presenti nella corte papale e di alcuni è stato tramandato il nome.


Scrive Elemire Zolla in uno dei suoi migliori libri che la buffoneria era "sorella dell'oscenità". Secondo Plutarco, in certe feste egizie si usava il turpiloquio al fine di venire stimolati, per contrasto, alla virtù. Nelle culture primitive di Scozia, Spagna e Italia, il buffone fu un medico che curava la malattia "invertendola misticamente". "Investitemi col costume d'Arlecchino ... e ripulirò lo sconcio corpo dell'appestato mondo", diceva Shakespeare in Come vi piace.

Sotto le spoglie del buffone, questa è la tesi di Zolla, venivano celate verità ineffabili o non comunicabili: come Amleto si finse pazzo per celare i suoi segreti politici, così i misteri dello spirito venivano simulati in forma di pagliacciate. L'affresco di un buffone può dunque essere la spia che ci troviamo in un contesto dal significato più profondo di quello immediatamente visibile: un significato così trasgressivo da non poter essere dichiarato esplicitamente.

Nel caso specifico della Sala di Apollo, il buffone ci avverte forse che le figure erotiche non costituiscono grossolana titillazione, ma qualcos'altro.

Il committente papa Paolo III, già Alessandro Farnese, appare nei ritratti coevi a questa sala come un vegliardo dall'aria severa: aveva 79 anni. Perché in età così tarda si fece circondare da figure del genere? 

"Puoi prendere forza dal tuo animale interiore a darla all'Essere." (Gurdjieff)

Una prima risposta, la più semplice, è che nonostante la tiara egli indulgesse nel peccato di lussuria. Abbiamo sentito più volte storie del genere in ambito ecclesiastico romano: l'ultima sul monastero di clausura femminile di Sant'Ambrogio.

Un'altra risposta può venire a chi conosca il Lavoro di Gurdjieff: esponendosi e resistendo alle tentazioni, l'uomo di chiesa aveva la possibilità di sviluppare una forza utile per la creazione della sua anima. Senza mettere alla prova i "muscoli spirituali" nelle situazioni difficili, senza lottare contro le debolezze, essi non si svilupperebbero. 

"È facile non mangiare se non si vede cibo. È difficile solo se l'uomo lo vede davanti a sé e non ne prende. Questo si trasformerà in qualcosa per lui da un'altra parte. In qualcosa che può usare." Gurdjieff

Siamo qui su un terreno scivoloso. Esporsi alle tentazioni per non cadervi è una tecnica che può lasciare perplessi. Sappiamo che anche Gandhi, quando era anziano e potente, dormiva con fanciulle "per mettere alla prova la sua castità" (così la storia viene raccontata da qualcuno). Certamente siamo di fronte a qualcosa che andava contro la morale ufficiale dell'uomo di chiesa, cui era proibito soffermare lo sguardo su ciò che poteva indurlo in tentazione.

A volte, è liberatorio dire semplicemente "Non lo so". Cosa avveniva veramente nel letto (e nella psiche) di Gandhi, e se Paolo III abbia tratto profitto spirituale dall'esporsi a tentazioni erotiche, non lo sappiamo.

O voi che avete l'intelletti sani,
mirate la dottrina che s'asconde
sotto 'l velame de li versi strani.

1 commento:

  1. Ciao Daniele, molto interessanti e "stuzzicanti" le osservazioni in questo articolo! Dal punto di vista anche del "pensiero formatorio"..
    Mi piace sempre la frase in calce in rosso, dove la prendi di solito, da Dante?
    Un caro abbraccio, Raffaele

    RispondiElimina