giovedì 12 marzo 2015

La prova del fuoco


Il canto XXVII del Purgatorio è uno dei più belli della Divina Commedia. Tra le varie cose che vi accadono, Dante raggiunge il Paradiso Terrestre dopo aver superato l’ultima prova, quella del fuoco. È necessario entrare nelle fiamme e passarvi indenni, ci dice Dante, per arrivare al Paradiso Terrestre. Ma cos’è questa prova del fuoco? Nell’opera di Dante, il superamento della lussuria. Una volta che lui, grazie all'aiuto angelico, avrà attraversato quelle fiamme senza morire, la strada al Paradiso sarà spianata.

Giocare con il fuoco, correre rischi, è qualcosa che dobbiamo fare per uscire definitivamente dal binomio Inferno-Purgatorio. In un certo senso e a un’altra scala, anche questo “diario di bordo” è un giocare con il fuoco. Usare le parole per creare la propria anima è pericoloso: il rischio è di limitarsi a moltiplicare gli “io”.

L’angelo che guida Dante ad attraversare il fuoco lo invita a non essere sordo al canto che giunge da oltre le fiamme: se il poeta orienterà la bussola su quel nord, la prova sarà superata.  
Quale può essere il canto da tenere presente mentre si usano le parole, ovvero si parla o si scrive?

Il respiro è un canto - ma solo allorché viene vivificato dalla consapevolezza, altrimenti resta rumore di sottofondo.
Lo sguardo è un canto - essere dietro ai propri occhi può non introdurre luce nell’ambiente esterno, ma la suscita in noi.
L’udito è un canto - ascoltare un altro parlare, senza avere “io” al proprio interno, è una liberazione e ci ricarica per quando dovremo essere noi a parlare.

Tenere l'attenzione su questi tre esempi di "canti" aiuta a usare le parole senza scottarsi le dita.

Il punto è avere il timone orientato sulla presenza che abbiamo sperimentato in momenti particolari. Sapremo allora che nel nostro corpo c'è un canto sommesso cui possiamo indirizzare l’orecchio interno a ogni momento, per trovare la via tra le fiamme.

Occorre un terzo orecchio: e c'è chi lo possiede fisicamente.

O voi che avete l'intelletti sani:
mirate la dottrina che s'asconde
sotto 'l velame de li versi strani.


Nessun commento:

Posta un commento