lunedì 5 gennaio 2015

Subiaco


Esistono luoghi magici e bellissimi intorno a Roma. Uno è il Pozzo del Merro, vicino Mentana, dove Federico Zeri fece "l'esperienza del numinoso" e capì "il paganesimo molto più che attraverso la lettura degli autori classici"; un altro è il Sacro Speco di Subiaco, dove ugualmente si possono fare esperienze particolari e capire il cristianesimo più che attraverso tante letture. Purtroppo, il primo è oggi chiuso e inaccessibile, ma il secondo è ancora visitabile. Qui, sotto al convento benedettino, c'è una "terrazza dell'infinito" dove una volta (dice la leggenda) il giovanissimo S. Benedetto si gettava tra i rovi quando sentiva il pungolo di Eros. Nel Duecento questi rovi sarebbero stati trasformati da S. Francesco in cespugli di rose. Successivamente, il posto sarebbe diventato il cimitero del convento.


Otto secoli dopo
Francesco apre la mano in queste pietre,
semina piante sulle piante.
Come onde,
lascia che le storie antiche si rompano
                                           al suo petto.
Sospettoso di ogni rilassamento,
solo qui, al limite della vita,
allenta un luogo.
I rovi, rose. Il sangue, un fiore.
Occorreva morbidezza anziana,
chi avesse già visto un orto slacciare
                                           una selva.

Guarda oggi, ragazzo, queste storie
trovare una via a te, navi al porto.
Le ossa dei monaci stanno fiorendo.
Francesco è sul muro, l’occhio sinistro
                                             più ampio.
Tu a un bivio, stai per indicare chi sarai.


Chi si recasse a Subiaco non dimentichi di vedere il laghetto di S. Benedetto, sulla destra subito prima di salire al Sacro Speco. Ha una cascata e una rupe da cui i più coraggiosi (l’acqua è gelida anche d’estate) possono tuffarsi.

Lume non è, se non vien dal sereno
che non si turba mai

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