C’era
una cosa strana a cui non avevi mai fatto caso: l’uomo antico si faceva
seppellire con i suoi calici e le sue anfore. A pensarci bene, chi si farebbe tumulare
con i propri bicchieri, oggi?
Una
sera ti capitò di partecipare a un simposio sul modello degli Antichi e in
mente ti balenò una spiegazione diversa da quella ufficiale, secondo cui quelle
suppellettili dovevano contenere offerte per l’Oltretomba.
Alla
luce delle torce, sotto le stelle del solstizio, con i calici pieni e guidati
da una “fiammeggiante” simposiarca che orientava la conversazione sull’Amore, ti
venne in mente che per l’anima degli Antichi il simposio doveva essere un
momento di particolare importanza, tanto che ci si faceva seppellire con il suo
corredo: un po’ come oggi si va sotto terra con croci o rosari.
Arduo
è fare discorsi da Simposio durante un simposio: intensa doveva essere
l’attenzione degli Antichi, notevole il loro sforzo per essere più forti del
vino e ragionare a lungo d’Amore. Il risultato era forse un pezzetto d’anima,
qualcosa che si pensava potesse seguirci nell’aldilà.
“Mentre uno ricorda se stesso, sta nel
contempo creando il proprio sé, il proprio corpo astrale.”
L’atto
stesso del parlare era delicato, perché facilmente le parole velavano la
Presenza. Tra vino, cibo e parole il simposio appariva una buona palestra per
il ricordo di sé, dunque per l’anima.
“Tanto più difficili le circostanze della
vita, tanto più produttivo il Lavoro – sempre che ti ricordi il Lavoro”.
La
terrazza in cui vi trovavate era uno spazio creato da voi con amore e dedizione,
non un luogo altrui preso a prestito. Anche questo aveva la sua importanza. Ognuno
dovrebbe essere costruttore del proprio tempio e solo di tanto di tanto vivere
di rendita negli spazi altrui. L’amore con cui stavate creando quella casa e
quel terrazzo vi sosteneva e spingeva più in alto. Per mano tenevi non solo gli
studenti della Quarta Via – gli amanti di Gurdjieff, di Rumi, di Hafiz – ma
anche Aristodemo, Aristofane e Socrate. Tante cose che avevi fatto sino a quel
momento, te ne accorgevi, altro non erano che un pagamento per essere su quel terrazzo, quella sera.
L’antichità
è ora e sempre, il Presente era anche allora.
Lume non è, se non vien dal sereno
che non si turba mai
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