La chiesa e il monastero dei Santi Quattro sono una delle
isole di Medioevo meglio conservate a Roma. La loro preservazione è dovuta al
fatto che dal 1560 il complesso ospita ininterrottamente le monache
agostiniane di clausura. Esso sembra uno scrigno di tesori, che però vanno
cercati.
Sulla destra del secondo cortile vi è, senza alcuna
indicazione, la Cappella di S. Silvestro (http://it.wikipedia.org/wiki/Oratorio_di_San_Silvestro_%28Roma%29),
per la quale bisogna chiedere l’apertura (anni fa, attraverso una ruota di
legno che odorava di minestra, veniva data la chiave; ora l’apertura è
elettronica). Dentro c’è un ciclo di affreschi duecenteschi meritevole di
visita.
Mi soffermo su una scena in particolare, la Donazione di Costantino, studiandola dal
punto di vista degli insegnamenti della Quarta Via e tralasciando ogni altra
chiave di lettura.
Il riquadro in oggetto raffigura un re (Costantino), appena
guarito da una malattia, che cede parte del suo potere a colui (S. Silvestro)
che l’ha guarito.
Mentre con una mano il re effettua questa rinuncia, con
l’altra fa passare un bambino per una porta stretta, in groppa a un cavallo. Non
si nota subito, ma quest’ultimo sta volando; guardando bene, si vede anche che
le redini sono a forma di cuore.
Il re guarito tiene la testa all’altezza del petto di un
giovane: tutte le pieghe dell’abito di quest’ultimo convergono sul volto di
Costantino, quasi trasformandolo in un sole raggiante. Questo giovane sta
cedendo un ombrello, simbolo di protezione, a ciò che ha operato la guarigione
del re. Si osservi anche che il giovane è posto all’inizio di una schiera di
sei uomini, l’ultimo dei quali è il più anziano.
Quando troviamo il cammino che ci guarisce
dall’immaginazione, dalla “malattia del «domani»”, ci sentiamo rinvigoriti come
se ci fossimo rimessi da una malattia. Realizzando che questo cammino non è
gratis, rinunciamo a quanto alimenta l’immaginazione e facciamo “quel che a ciò non piace” (“ciò” è il sé inferiore, nel rudimentale inglese di Gurdjieff). Ecco
allora che cominciamo ad arrestare le perdite energetiche e aumentare la nostra
energia tramite il ricordo di sé: il cuore si accende e la sensazione è quella
di tornare bambini, toccando il cielo con un dito. La porta di tutto ciò è
stretta, perché poche cose possono attraversarla: i bagagli vanno lasciati
fuori. Il nostro cuore dovrà volare, cioè pesare come una piuma, od Osiride non
ci lascerà passare.
Un gruppo di sei persone, dalla più giovane alla più
anziana, protegge il re redento e trasmette la propria protezione al nuovo
principio guaritore, riconoscendolo più grande di sé.
È bello restare fermi davanti all’arte e lasciare che i suoi
dettagli si rivelino, richiamando realtà ed esperienze interiori in un gioco di
illuminazioni reciproche. Il processo richiede tempo, ma l’attenzione
prolungata e l’assorbimento interiore ci faranno sentire, alla fine, come dopo un
bagno di energia.
Fuori dal convento, il vento era forte: quello stesso vento che i Greci chiamavano anemos, "anima". Un
nastro della polizia si era slegato e danzava con grandi curve per l’aria. Tu e
i tuoi Amici passavate liberamente per la strada, senza che alcuna macchina si scorgesse all’orizzonte.
Lume non è, se non vien dal sereno
che non si turba mai
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