sabato 10 gennaio 2015

I Santi Quattro


La chiesa e il monastero dei Santi Quattro sono una delle isole di Medioevo meglio conservate a Roma. La loro preservazione è dovuta al fatto che dal 1560 il complesso ospita ininterrottamente le monache agostiniane di clausura. Esso sembra uno scrigno di tesori, che però vanno cercati.

Sulla destra del secondo cortile vi è, senza alcuna indicazione, la Cappella di S. Silvestro (http://it.wikipedia.org/wiki/Oratorio_di_San_Silvestro_%28Roma%29), per la quale bisogna chiedere l’apertura (anni fa, attraverso una ruota di legno che odorava di minestra, veniva data la chiave; ora l’apertura è elettronica). Dentro c’è un ciclo di affreschi duecenteschi meritevole di visita.
Mi soffermo su una scena in particolare, la Donazione di Costantino, studiandola dal punto di vista degli insegnamenti della Quarta Via e tralasciando ogni altra chiave di lettura.

Il riquadro in oggetto raffigura un re (Costantino), appena guarito da una malattia, che cede parte del suo potere a colui (S. Silvestro) che l’ha guarito.
Mentre con una mano il re effettua questa rinuncia, con l’altra fa passare un bambino per una porta stretta, in groppa a un cavallo. Non si nota subito, ma quest’ultimo sta volando; guardando bene, si vede anche che le redini sono a forma di cuore.
Il re guarito tiene la testa all’altezza del petto di un giovane: tutte le pieghe dell’abito di quest’ultimo convergono sul volto di Costantino, quasi trasformandolo in un sole raggiante. Questo giovane sta cedendo un ombrello, simbolo di protezione, a ciò che ha operato la guarigione del re. Si osservi anche che il giovane è posto all’inizio di una schiera di sei uomini, l’ultimo dei quali è il più anziano.

Quando troviamo il cammino che ci guarisce dall’immaginazione, dalla “malattia del «domani»”, ci sentiamo rinvigoriti come se ci fossimo rimessi da una malattia. Realizzando che questo cammino non è gratis, rinunciamo a quanto alimenta l’immaginazione e facciamo “quel che a ciò non piace” (“ciò” è il sé inferiore, nel rudimentale inglese di Gurdjieff). Ecco allora che cominciamo ad arrestare le perdite energetiche e aumentare la nostra energia tramite il ricordo di sé: il cuore si accende e la sensazione è quella di tornare bambini, toccando il cielo con un dito. La porta di tutto ciò è stretta, perché poche cose possono attraversarla: i bagagli vanno lasciati fuori. Il nostro cuore dovrà volare, cioè pesare come una piuma, od Osiride non ci lascerà passare.
Un gruppo di sei persone, dalla più giovane alla più anziana, protegge il re redento e trasmette la propria protezione al nuovo principio guaritore, riconoscendolo più grande di sé.

È bello restare fermi davanti all’arte e lasciare che i suoi dettagli si rivelino, richiamando realtà ed esperienze interiori in un gioco di illuminazioni reciproche. Il processo richiede tempo, ma l’attenzione prolungata e l’assorbimento interiore ci faranno sentire, alla fine, come dopo un bagno di energia.

Fuori dal convento, il vento era forte: quello stesso vento che i Greci chiamavano anemos, "anima". Un nastro della polizia si era slegato e danzava con grandi curve per l’aria. Tu e i tuoi Amici passavate liberamente per la strada, senza che alcuna macchina si scorgesse all’orizzonte.

Lume non è, se non vien dal sereno
che non si turba mai

Nessun commento:

Posta un commento