La mole di letteratura prodotta su Gurdjieff è imponente, eppure continuano a uscire nuovi libri. Tra questi, negli ultimi anni, la nuova edizione di L’inconoscibile Gurdjieff di Margaret Anderson e Daddy Gurdjieff di Nicolas de Stjernvall.
Il secondo, scritto da uno dei figli di Gurdjieff, è un libro curioso: Mr. G. non vi fa sempre una bella figura. Nicolas de Stjernvall era figlio di un uomo venerato come un dio in terra da molte persone; un dio che, tra l'altro, lo aveva assunto come segretario tuttofare, ruolo che lo metteva in condizione di rendersi conto dello “stupefacente al massimo” “potenziale sessuale” paterno. Ciò spiega forse l'abbondanza di aneddoti non edificanti e un po' risentiti sul celebre genitore. Curiosità (tante) a parte, la lettura di questo libro è utile nella misura in cui prendiamo le distanze dagli "io" dello scrittore, che per sua stessa ammissione non è molto interessato agli insegnamenti di Gurdjieff, e proviamo a vedere oltre. Scorgere tra le righe una verità che magari è sfuggita anche al narratore è in questi casi lo sforzo giusto.
Ecco un frammento illuminante.
Gurdjieff, Nicolas e un amico di quest'ultimo sono in gita fuori Parigi. A un certo punto...
«Eravamo seduti su una panchina pubblica a chiacchierare allegramente e a scherzare, non ci annoiavamo. In quel momento, vedemmo passare G. con l'aria piuttosto accigliata, le mani nelle tasche del soprabito leggero, il cappello floscio in testa. Ci lanciò uno sguardo strano e non si fermò per niente, si astenne da qualsiasi commento. Si annoiava proprio, era chiaro!
Ci domandavamo, Valia e io, che cosa avesse spinto George Ivanovitch a venire fino lì e a imporsi un soggiorno così scialbo e inutile.
Ancora adesso non l'ho ben capito!»
Ecco come qualcuno più focalizzato sul Lavoro di quanto non fosse Nicolas avrebbe potuto vedere lo stesso episodio: dopo una vita di insegnamenti sul Ricordo di Sé, il padre/Maestro Gurdjieff vede il figlio chiacchierare spensieratamente e si rende conto che non fa alcuno sforzo di dividere l’attenzione "sempre e dovunque". Cerca di ricordarglielo con uno sguardo silenzioso, ma tutto quello che Nicolas coglie è l’occhio strano di un uomo che si annoia per un soggiorno scialbo. Ancora quando scriveva il libro, cinquanta anni dopo, Nicolas non aveva ben capito!
Anche con L’Inconoscibile Gurdjieff è bene fare uno sforzo oltre il normale (come sempre quando si tratta di Gurdjieff). Tale libro, infatti, andrebbe letto nell'originale inglese. Ecco perché, attraverso tre esempi:
1) Al cenone del Natale 1936, «l’inserviente russa mi confida: “Dall’una all’alba arriveranno i poveri”». L’originale inglese fa: «The Russian maid told me: —“After one o’clock until daylight the poor will come … and the place will stink”». In italiano sparisce il commento leggermente insofferente sul cattivo odore.
3) «We should spend our lives upgrading our energies» diventa: «Dovremmo passare la vita intensificando le nostre energie» anziché «elevandole di livello». Anche qui, il significato è diverso.
Una volta, un Amico mi disse che nel presente c’è sempre molta attività, che esso è attivissimo; se vogliamo essere in sintonia con il presente e tenerne il passo, occorre essere attivi a nostra volta (anche se poi "Non c'è attività più grande dell'essere presenti in silenzio"). Ricordiamoci di essere attivi anche quando leggiamo un libro: scaviamolo, interroghiamolo, assorbiamolo. Altrimenti, rischiamo che gli io dello scrittore vadano semplicemente ad aggiungersi ai diecimila che già abbiamo.
Lume non è, se non vien dal sereno
che non si turba mai
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