Ti è capitato di entrare nel chiostro in un momento in cui
avevi l’occhio e il cuore aperti, quindi le impressioni sono ricadute con
abbondanza dentro di te. Tutto potevi accogliere in quel momento, e ogni
impressione che veniva a farti visita ti scioglieva ulteriormente.
Passeggiare in ognuno dei lati del chiostro era la cosa
giusta da fare. È stato detto: «Tenetevi
stretti alla corda di Allah», ma la corda di Allah è sottile, e più siamo
chiusi e addormentati, meno riusciamo a scorgerla tra le cose che ci
circondano. D’altra parte, più siamo nel momento, più ne scorgiamo gli indizi
ovunque. La corda di Allah è a ogni istante una fune tesa sull’abisso, e vi
devi camminare con attenzione.
In quel momento a ogni cosa potevi offrire la tua contemplazione. Quest’ultima era salda, non smarriva se stessa negli oggetti: restava intenzionale.
“La contemplazione
intenzionale è lo strumento principale per attirare le sostanze cosmiche più
sacre” (Gurdjieff).
Le campane accompagnavano l’ultimo tratto della tua
deambulazione. Forse, una volta, lo stesso tragitto veniva fatto da persone che
avevano materialmente una corda in mano: il rosario. Tu hai avuto una corda
invisibile, e ogni volta che finivi un lato, introducevi una variazione.
Probabilmente anche gli uomini di un tempo scandivano le loro preghiere usando
il chiostro: ogni lato un salmo, una litania, una “corda”. È possibile che il
chiostro non fosse altro che un espediente per rendere più precisi i propri
sforzi, e che tu abbia riscoperto una regola non scritta nei libri, ma che
segretamente ha arricchito la vita di tanti uomini del passato.
Un raggio di luce si era aperto la strada tra le nubi e spazzava il tuo quadrato di cielo. La sua origine era oltre le pareti del convento, ma non importava. Il chiostro era un tuo alleato.
[Da domani, oshogurdjieff.blogspost.com santificherà il sabato, ovvero non ci saranno pubblicazioni in quel giorno della settimana.]
Lume non è, se non vien dal sereno
che non si turba mai
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