giovedì 8 gennaio 2015

Il chiostro


Ti è capitato di entrare nel chiostro in un momento in cui avevi l’occhio e il cuore aperti, quindi le impressioni sono ricadute con abbondanza dentro di te. Tutto potevi accogliere in quel momento, e ogni impressione che veniva a farti visita ti scioglieva ulteriormente.
Passeggiare in ognuno dei lati del chiostro era la cosa giusta da fare. È stato detto: «Tenetevi stretti alla corda di Allah», ma la corda di Allah è sottile, e più siamo chiusi e addormentati, meno riusciamo a scorgerla tra le cose che ci circondano. D’altra parte, più siamo nel momento, più ne scorgiamo gli indizi ovunque. La corda di Allah è a ogni istante una fune tesa sull’abisso, e vi devi camminare con attenzione.

In quel momento a ogni cosa potevi offrire la tua contemplazione. Quest’ultima era salda, non smarriva se stessa negli oggetti: restava intenzionale.

La contemplazione intenzionale è lo strumento principale per attirare le sostanze cosmiche più sacre” (Gurdjieff).

Le campane accompagnavano l’ultimo tratto della tua deambulazione. Forse, una volta, lo stesso tragitto veniva fatto da persone che avevano materialmente una corda in mano: il rosario. Tu hai avuto una corda invisibile, e ogni volta che finivi un lato, introducevi una variazione. Probabilmente anche gli uomini di un tempo scandivano le loro preghiere usando il chiostro: ogni lato un salmo, una litania, una “corda”. È possibile che il chiostro non fosse altro che un espediente per rendere più precisi i propri sforzi, e che tu abbia riscoperto una regola non scritta nei libri, ma che segretamente ha arricchito la vita di tanti uomini del passato.

Un raggio di luce si era aperto la strada tra le nubi e spazzava il tuo quadrato di cielo. La sua origine era oltre le pareti del convento, ma non importava. Il chiostro era un tuo alleato.

[Da domani, oshogurdjieff.blogspost.com santificherà il sabato, ovvero non ci saranno pubblicazioni in quel giorno della settimana.]

Lume non è, se non vien dal sereno
che non si turba mai

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