domenica 25 gennaio 2015

Lo sforzo giusto



Lo sforzo giusto è gioia.

In alcuni ambienti spirituali si ha un'idea molto negativa di esso, come del controllo. Sono invece due cose bellissime. Permettono di sentire e accrescere l'energia. Le impediscono di diventare identificata, come sarebbe naturale. Senza sforzo né controllo, non possiamo fare l'esperienza dell'energia pura. 

Nella vita, lo scopo è ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. Nel Lavoro, può essere più utile ottenere il minimo risultato con il massimo sforzo. La via del Lavoro è all’indietro e a testa in giù rispetto alla vita.

Un esempio è fare sforzi non necessari per la vita. Nel libro “I racconti di Bogoljub” di Marko Rupnik (ogni tanto si viene ancora sorpresi da opere e autori di cui nessuno ti ha parlato), si legge di un monaco che improvvisamente capisce di dover fare qualcosa di eccezionale per scuotersi da pensieri ossessivi: nel suo caso, il supersforzo consiste in una passeggiata in montagna, ore e ore sotto la neve, pregando incessantemente sul modello di San Paolo (un supersforzo simile è stato descritto da Gurdjieff nei Frammenti). Quando uno è in un momento difficile, può uscirne dandosi esercizi difficili per sviluppare la propria forza. Un esercizio classico è non parlare di un eventuale attrito che si sta vivendo.

Le circostanze del momento presente non sono solo le migliori possibili per il nostro Lavoro: sono proprio ciò di cui abbiamo bisogno. “Se non stai lavorando con la difficoltà del momento presente, non stai lavorando nel modo giusto”, diceva Ouspensky. Le persone che abbiamo accanto sono esattamente ciò di cui abbiamo bisogno per evolvere: rappresentano un dono delle Forze Superiori.

Come ha scritto un insegnante di yoga, Gianni Da Re Lombardi: “Il piacere di mangiare un gelato è momentaneo; quello di non mangiarlo dura tutta la vita”.

Lume non è, se non vien dal sereno
che non si turba mai 

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