Quando
balliamo, c’è un’altra danza che avviene all’interno del corpo: il respiro. Esso
accende emozioni diverse, suscita movimenti nuovi e aggiunge grazia a ciò che stiamo facendo.
Il
respiro è un moto dentro a un moto, il ritmo di un altro ritmo: percepire il
respiro mentre danziamo è come stare allo stesso tempo in due mondi,
scindersi osservando dimensioni parallele. Il risultato non è la schizofrenia, ma un
misterioso afflusso di energia.
Questo
guardare simultaneamente due oggetti diversi è stato chiamato nella Quarta Via "dividere l'attenzione".
“Dividendo l’attenzione, la propria anima è
presente.”
L’attenzione
va e viene; non dura, ma appare a sprazzi. Quando c’è, illumina il corpo ora in
un punto ora in un altro: accentua quel movimento, rende più sciolto quell'altro, ci sorprende inventandone uno nuovo. Anche l’attenzione, col suo andare e
venire, è un ritmo, una danza nel nostro corpo.
Semplicemente esserci, semplicemente muoversi: due cose che
danno sempre una gioia inspiegabile.
Avvertiamo
che dentro di noi, mentre facciamo qualcosa, sta avvenendo qualcos’altro. Se
danziamo, altre forme di danza sorgono invisibili: portandoci l’attenzione esse sostengono la prima danza, altrimenti si disseccano e anche la danza
originaria, quella del corpo, senza respiro né consapevolezza si
inaridisce.
Danzare
sempre meglio è essere sempre più attenti agli amici invisibili – respiro e
consapevolezza – che si materializzano accanto a noi e ci
tendono la mano per essere nostri compagni. Col respiro e la consapevolezza,
fili d’oro, danziamo in compagnia, siamo sostenuti e offriamo sostegno. Essi ci
lanciano in alto, ci spingono ad andare avanti e fanno arrivare la danza alla
sua meta: la gioia condivisa.
Lume non è, se non vien dal sereno
che non si turba mai
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