A pranzo sul mare siamo stati fortunati, perché abbiamo
trovato qualcosa a cui resistere. Il cameriere ci ha portato il cibo e
l’abbiamo lasciato dov’era, senza toccarlo. Un piccolo sforzo che ha reso più
prezioso l’attimo. Anche far passare le ore senza consultare il telefonino è
stato un regalo. Il successo, la bellezza, il senso di una giornata, spesso
dipendono da questa semplice domanda: a cosa possiamo resistere? È una
benedizione avere sempre difficoltà da trasformare in Presenza.
Quando sento di avere poca energia, posso mettermi nei
luoghi e nelle circostanze in cui la macchina diventa più forte, e provare a
resistere. Se tutto va bene, traggo forza da ciò che normalmente mi
trascinerebbe in basso. A volte, basta semplicemente fare le cose con cura.
Scrivere in bella grafia, camminare lentamente.
Eppure, sforzarsi di ricordare se stessi è una
contraddizione in termini. Lo sforzo può riguardare il resistere alla
meccanicità. Quello che posso fare col Ricordo di Sé è restare aperto a esso,
non sforzarmi di crearlo. Tutt’al più, faccio sforzi per eliminare gli ostacoli
al Ricordo di Sé.
Gli Amici giusti aiutano. Essi sono nell’attimo, eppure
richiedono il pagamento di anni. Tu devi essere un amico giusto per godere
della loro compagnia. Non sempre sono materialmente con te: ma ci sono dei luoghi – a esempio, il mare – dove ti rendi conto
che puoi farcela “da solo”. Un respiro dietro l’altro ti accorgi che il tuo
stato di presenza è insolitamente lungo. Il mare ti aiuta: è lui l’Amico, ora.
Tra poco torneremo nella grande città, l'opaca, l'ansiosa – e ci
arrenderemo anche a essa.
Ed elli a me: Questa montagna è tale,
che sempre al cominciar di sotto è grave;
e quant'om più va su, e men fa male.
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