giovedì 16 aprile 2015

L'arte di rubare



Quello è il diavolo. Ti ruba l’anima se lo guardi” (da un libro di Carlo Lucarelli).

Il problema di noi esseri umani è che non sappiamo reggere il furto dell’anima. Lo slogan di un pubblicitario, il titolo a effetto di un giornalista, l’annuncio sensazionale di un politico: l’uomo non sa ribattere colpo su colpo al furto dell’anima, ricordando se stesso contro chi vorrebbe catturargli tutta l'attenzione.

Forse potremmo provare a reagire diventando ladri a nostra volta, nel senso gurdjieffiano:

Quello che ho da dare non può essere pagato, non ha prezzo. Quindi, se ne hai bisogno, lo devi rubare”.

Ecco una delle frasi più enigmatiche del Maestro armeno. Cosa voleva dire esattamente Gurdjieff?

Noi siamo circondati da ladri: pubblicitari che fanno sorgere in noi desideri non necessari, giornalisti che vogliono convincerci di non potere fare a meno delle loro notizie, politici che sostengono di avere la chiave della nostra felicità. Vengono poi quanti ci danno una cosa con la mano sinistra, solo per levarcela con la destra. Esistono Maestri che al mattino ci danno quello che a sera, per altre vie, provano a levarci. Forse questo è solo un modo di rafforzare il dono del mattino: il punto sta nel superare la prova serale, sopravvivere al passaggio del ladro. Quanti di noi non hanno meditato in una sala che a sera si è trasformata in una discoteca frequentata da persone... in cerca di compagnia? Per quanto strano possa sembrare, questo può essere un modo di rendere più stabili le conquiste spirituali. Se una cosa ci è arrivata senza che fossimo pronti, è naturale che ci venga portata via la sera stessa. Come tecnica pedagogica è degna di un ladro - ne ha tutta la crudità e la spietatezza - ma può funzionare.

Torniamo all’arte gurdjieffiana del furto. Una dimensione di essa è che non sempre si possono rispettare le regole. Ci sono momenti e situazioni in cui anziché essere inerti e passivi, bisogna avere il coraggio di trasgredire. Il dio dei ladri è Hermes, dotato di ali ai piedi: se il ladro è per definizione veloce, chi vuole sopravvivergli dovrà essere almeno altrettanto veloce. A sera dobbiamo avere già capito come difendere ciò che abbiamo ricevuto al mattino.

Esiste una legge: nel mondo dello spirito le cose non procedono per inerzia. Nulla è acquisito per sempre, ogni conquista va difesa. Contrastare con velocità un ladro vuol dire fermarlo subito: l’ottava discendente ha il suo primo intervallo immediatamente, al DO-SI. Se lasciamo che raggiunga il LA, la discesa avverrà senza ostacoli sino al FA.

Sembrerebbe che certi Maestri, o le Forze Superiori, desiderino da noi l’intelligenza e la scaltrezza dei ladri. Il mondo che ci circonda è la selva oscura dove tutto rafforza lo stato di sonno: rosicchiarvi un po’ di presenza è come compiere un furto ai suoi danni, violare “le 48 leggi” a cui l’uomo addormentato è sottoposto. Essere consapevoli, diventare presenti, è un furto contro il nostro destino di macchine addormentate.

Per parafrasare la citazione iniziale: l’uomo inconsapevole viene derubato dal mondo della sua anima; l’anima che cerca di risvegliarsi deruba il mondo della sua meccanicità.

Ed elli a me: Questa montagna è tale,
che sempre al cominciar di sotto è grave;
e quant'om più va sù, e men fa male.

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