mercoledì 29 aprile 2015

I colori


Essere. In fondo. Al cortile. Che è. In fondo. Al cielo.
Essere. Sopra. Un’emozione. Che è. Dietro. All’anima.

In ogni situazione, può mancare solo ciò che non abbiamo dato, dice il Corso in Miracoli. Può mancare anche ciò che abbiamo dato. Un uomo davanti al cielo può essere un vuoto che guarda un altro vuoto: ha fatto molto affinché mancasse ciò che gli velava la vista.

È dagli anni Venti che l'uomo occidentale, nei giorni di sole, indossa gli occhiali scuri: ogni tanto può essere utile levarli e guardare i colori al naturale. Permettiamo a questi ultimi di entrare in noi e qualcosa, al centro del petto, comincerà a respirare. Il cuore è tra i polmoni, ma anche il cuore ha due polmoni: possiede una respirazione destra e sinistra. Quando il cuore si accende, tutto è diversificato, non ristagna, ma cresce su se stesso ramificandosi.

L’uomo antico non aveva occhiali da sole: quest’ultimo gli bruciava quotidianamente gli occhi e lui diventava più forte. Stare alle Piramidi d’Egitto o al Partenone senza occhiali scuri, come in antico: un piccolo trucco affinché questi luoghi risveglino più facilmente la nostra anima.

I colori ci massaggiano. Al naturale – sboccati, forti e decisi – traboccano nel cuore. Accompagnano un viaggio dell’anima che, ci rendiamo conto, è sempre in corso. Il cuore è ciò che per definizione ruota: esposto ai colori, ruota ancora più velocemente. La Scuola di Gurdjieff è stata definita una "scuola dell'accelerazione": guardando i colori naturali in un giorno radioso, anche noi mandiamo bagliori.

Ed elli a me: Questa montagna è tale,
che sempre al cominciar di sotto è grave;
e quant'om più va sù, e men fa male.

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