In Incontri con uomini straordinari Gurdjieff
racconta di essere stato a Roma in gioventù. Non avendo soldi, avrebbe cominciato a fare il
lustrascarpe con scarso successo, fino a quando non aggiunse un fonografo
Edison e altri ammennicoli alla poltrona dei clienti, per intrattenerli. Grazie
a essi, il successo non si fece più aspettare.
L'episodio marginale non ha ricevuto molte
attenzioni. James Moore lo considera verosimile, collocandolo intorno al 1890. L 'associazione La Teca gli ha dedicato la
copertina di settembre 2010 della sua rivista e un articolo a firma di Michele
Pirolo. Questo articolo aggiunge al racconto dettagli presi da chissà dove
(l'ambientazione a Via Veneto, la presenza di una nutrita concorrenza) e un
errore, quando dice che "sicuramente" Gurdjieff tornò in Italia
nell'agosto 1949 per partecipare a una conferenza a San Remo con la dottoressa
Montessori. Vi partecipò invece Bennett, che poi avrebbe ragguagliato Gurdjieff
in un caffé parigino. A parte questo, anche Michele Pirolo sembra credere alla
storicità del soggiorno romano di Gurdjieff.
Le fonti sono scarse (di fatto, si riducono a Incontri
con uomini straordinari), per cui è impossibile trovare riscontri. Nella sua
autobiografia, Bennett scrive che Gurdjieff amava improvvisare racconti
simbolici, come quando raccontò l'aspetto del suo futuro chateau, negli
ultimi mesi di vita. Un architetto lo prese sul serio e cominciò a parlare di
artigiani che avrebbero potuto decorarlo. Gurdjieff lo apostrofò così:
"Idiota! Nessun artista può fare come io necessito". Per Bennett,
"era evidente a tutti coloro che conoscevano il suo idioma" che
l'intera descrizione della nuova casa gurdjieffiana simboleggiava il suo
Sistema.
Anche il presunto soggiorno romano di Gurdjieff potrebbe
essere una metafora. In tal caso, occorre chiedersi cosa può significare, nella città del Papa, che un maestro spirituale inventi un nuovo, redditizio modo di lustrare le scarpe. È possibile che Gurdjieff, "tosatore di idioti", vedesse il suo Lavoro (anche) come una sorta di costosa lustratina di scarpe per "nullafacenti vanitosi", sottratti ai lustrascarpe (romani) che l'avevano preceduto? Forse che il Maestro armeno ci sta dicendo che la sua ingegnosità sottraeva pecore al gregge del cattolicesimo romano?
La mia risposta: sì, è possibile.
Ed elli a me: Questa montagna è tale,
che sempre al cominciar di sotto è grave;
e quant'om più va su, e men fa male.
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