domenica 8 novembre 2015

Una religione scenografica


Intorno al 1937, Kathryn Hulme raccontò a Gurdjieff il nuovo fenomeno dei predicatori religiosi americani, in particolare di Aimee Semple McPherson. Quest'ultimo teneva sermoni in stile hollywoodiano, facendosi accompagnare da un'orchestra, sullo sfondo di un plenilunio e con luci colorate roteanti. Il commento di Gurdjieff fu "l'opposto di quanto ci aspettavamo: 'Questo dimostra che la gente ha fame di qualcosa di più', disse gravemente. 'Ogni anno, sulla terra, appaiono cose del genere: l'anno scorso, in Russia. Non sono una cosa negativa. Persino tale fraintendimento è meglio del vostro fox-trot. Non importa quanto poco contenuto abbia, per la gente ha sempre qualche realtà...'" (Undiscovered Country).

Forse, se le donne della "Cordata" avessero conosciuto Gurdjieff prima degli anni Trenta, la loro sorpresa sarebbe stata minore. Lo scenografo delle rappresentazioni delle danze gurdjieffiane ai Champs-Elysées e in America era stato Alexandre de Salzmann, "artista celebre in Europa, considerato il maitre des lumiéres tra i più geniali dell'epoca". Quest'ultima citazione è tratta dalla monografia di Carla di Donato, Alexandre de Salzmann e la scena del XX secolo, testo dedicato allo studente di Gurdjieff che fu marito di Jeanne de Salzmann. Prima di incontrare Gurdjieff, Salzmann era diventato famoso per i suoi allestimenti a Hellerau, in particolare per l'impianto di illuminazione che da lui prese il nome (1912-13): 3000 lampadine bianche e blu poste dietro un velario. Questo particolare sistema di illuminazione fu ricostruito negli anni Settanta a San Francisco, per effettuare delle rappresentazioni filmate dei Movimenti gurdjieffiani. La poetica di de Salzmann fu così riferita da Artaud: "Il teatro ... è fatto per trasgredire il mondo dei sensi. La vita dei sensi, la viviamo quotidianamente. Se il teatro non serve a superare noi stessi, a cosa servirà?". Secondo la Di Donato, la luce di de Salzmann serviva a "vedere l'invisibile" (Alexandre de Salzmann e la scena del XX secolo).

Questo spettacolo di luci e colori era ovviamente cibo per il centro emozionale. Quando le donne della Cordata videro la Messa ortodossa, Gurdjieff ne fu felice: avevano avuto una "feeling experience", un'esperienza emozionale. "Per tutto, nella vita, esiste un'usanza. Solo in America l'usanza non si sa cosa sia. L'america non ha altro che l'usanza del fox-trot!". Invece, uno spettacolo come il Natale ortodosso "opens up all your feelings", apre tutte le tue emozioni. Forse, nelle case di Gurdjieff, le imposte erano sempre chiuse e le luci accese perché l'illuminazione - un certo tipo di illuminazione - per il Maestro caucasico era importante.

Dunque, non è strano che ancora oggi in Quarta Via vi sia l'usanza di tenere gli incontri con una particolare cura per le impressioni, dall'ambiente all'abito. Lord Pentland faceva indossare la cravatta ai suoi studenti e Gurdjieff stesso, l'unica volta che entrò nella cattedrale di Chartres, ne indossò una (The Gurdjieff Years). Il linguaggio delle immagini può aggiungere qualcosa di più alle parole.

Le fronde onde s’infronda tutto l’orto
dell’ortolano eterno, am’io cotanto
quanto da lui a lor di bene è porto.

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