lunedì 2 novembre 2015

I lunedì della poesia - Francesco 2


4. Tutti coloro che su queste strade
vedete correre dietro al profitto
portano via la luce dal denaro,
perché si dimenticano di sé.
Altrimenti, il denaro è così bello
che anche quando ce ne stacchiamo,
ci illumina. Ma la sua luce
è un riflesso: se gli levate il sole,
si spegne. Voi dovete essere caldi,
quando adoperate le monete –
assolutamente passionali,
in modo da vincere il loro fuoco.
Affrontatele al loro livello,
triplicatele come i pani e i pesci.
Questo lo otterrete se ogni volta
starete dando il denaro a Dio.
Chi mai vi infiamma in uguale misura?
Che sia il carrettiere o il doganiere,
pagate Dio, sempre e dovunque.

5. Fratelli, vedete la salamandra
che sta tra le fiamme e non brucia:
io a voi chiedo di bruciare
fin dentro le ossa, andare scalzi,
non avere nulla e inchinarvi
a chi ha tutto, il Potente, il Papa.
Vedete poi lontano quel casale:
è occasione di preghiera.
Il verso degli uccelli: preghiera.
Inspiro: “Gesù”. Espiro: “Gesù”.
In questo modo, un passo dietro l’altro
sino all’inchino finale, avremo
tanta grazia che ognuno ci amerà –
sarà attratto e danzerà con noi.
Ma ora dimenticate quanto ho detto:
tutto ciò non è in nostro potere.
Andrà bene, andrà male; il saio,
la tiara: preghiera, preghiera.
Dio chiamò e Samuele disse: “Eccomi!”.

6. Camminare su una strada vuol dire
subirne le delicatezze, avere
il blu, il verde, il rosso, come alleati.
Io ti tengo per mano, mondo mio,
ti porto con me a quelle altezze
dove mi innalzi. Non mi preoccupano
il buio notturno, il freddo, i pericoli:
la sofferenza, come tutto ciò
che esce da me, è un omaggio a Dio.
Gli uomini che incrociamo sono cupi,
sospettosi, perché non sono morti.
Noi siamo in pace: da tempo
abbiamo rinunciato a ogni cosa,
diventando offerta vivente a Dio.
Né all’uomo possiamo dare alcunché
di più ampio della nostra morte – due occhi
che già guardano dall’altra sponda.
Tutte le strade portano a Roma – 
noi ci spingeremo oltre, molto oltre.

Le fronde onde s’infronda tutto l’orto
dell’ortolano eterno, am’io cotanto
quanto da lui a lor di bene è porto.

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