mercoledì 11 novembre 2015

Il lavoro fisico


Quando si svolge un lavoro fisico, la mente potrebbe vagare per conto proprio e perdersi nei sogni a occhi aperti. Questo non va bene, perché "Niente è così degenerante per la mente come lasciare che vi scorra un flusso di immagini senza fare alcuno sforzo per digerirle" (Orage, Incontri con Gurdjieff).

Siamo a conoscenza di alcuni esercizi che venivano assegnati da Gurdjieff affinché la macchina umana svolgesse il lavoro fisico in modo più armonioso. Il seguente passo è tratto da Tchekovitch, Gurdjieff, a Master in Life, versione diversa e più interessante dell'italiano Tu l'amerai

Al mattino, dopo colazione, ci recavamo al lavoro che ci era stato assegnato. Ogni giorno ci veniva dato un esercizio interiore, il cui scopo era aiutarci a raggiungere uno stato più elevato di consapevolezza. Questi esercizi richiedevano una relazione più equilibrata tra le principali funzioni: fisica, emozionale e intellettuale. Gli esercizi erano costantemente cambiati, potevano essere molto complessi e sembravano venire da un repertorio infinito.
Una volta ci veniva chiesto di effettuare operazioni aritmetiche usando, al posto dei numeri, sedici nomi femminili. Anziché dire che 16 meno 12 dava quattro, a esempio, dicevamo che Nina meno Ada dava Maria, o che Maria moltiplicata per Nina dava Anna Maria, che significava 64 ... Era interessante vedere come il tempo potesse sembrare molto lungo quando i nostri sforzi restavano meccanici, o molto corto quando la nostra attenzione e presenza si liberavano.
In generale, eravamo messi duramente alla prova, ma la ricompensa valeva lo sforzo. Tutta questa ginnastica mentale, figlia di un'esuberante ingegnosità, provocava un alto livello di concentrazione, il risultato finale del quale era la liberazione di un'attenzione indipendente non più soggetta a quelli che il sig. Gurdjieff chiamava "meccanismi associativi".

Ho riportato questa lunga citazione (la traduzione è mia) affinché il lettore italiano possa rendersi conto della differenza con l'edizione nostrana (capitolo "Lavoro").

L'esercizio accennato da Tchekovitch è simile agli "Esercizi con i numeri" nn. 23 e 24 di A.R. Orage, Psychological Exercises. Poiché anche Orage aveva lavorato al Prieuré, gli esercizi del suo libro possono venire direttamente da Gurdjieff, almeno in parte.

In C.S. Nott, Teachings of Gurdjieff, troviamo una variante di questi esercizi, più tradizionale ed emozionale: l'uso del canto ritmico. Essa venne spiegata, durante una dimostrazione newyorchese delle danze sacre, da Olga de Hartmann: 

Questi esercizi sono parte del lavoro ritmico dell'Istituto, ovvero del lavoro manuale effettuato ritmicamente. Essi erano comuni in Oriente, dove si suonava musica durante l'esecuzione di lavori manuali, per accrescere la produttività. Fu grazie all'accompagnamento della musica che molte delle costruzioni colossali del Medio Oriente vennero erette, come è noto dalle incisioni ... Le osservazioni compiute all'Istituto Gurdjieff hanno mostrato che con musica ritmica la produttività di un gruppo aumenta da cinque a venti volte, rispetto al lavoro svolto singolarmente.

Nott commentava:

Nella fabbrica di mio padre, il lavoro veniva svolto manualmente, e ogni volta che le ragazze cominciavano a cantare spontaneamente insieme, lavoravano di più e meglio. Ora tutto questo sembra scomparso a causa della pianificazione e dell'automatismo. Il ritmo umano nel lavoro, che è una cosa istintiva ed emozionale, è stato sostituito dal ritmo non-umano della macchina e della catena di montaggio. Un profondo bisogno istintivo resta insoddisfatto e questo porta alla brama di cose abnormi, se non addirittura al crimine.

Sembrerebbe che, tenendo intenzionalmente attivi i nostri centri, non solo siamo più armoniosi, ma ci viene anche meglio l'attività fisica. Dalla divisione intenzionale dell'attenzione traggono vantaggio sia il Lavoro che il lavoro. La prossima volta che facciamo qualcosa di manuale, cerchiamo di ricordare tutto ciò.


Le fronde onde s’infronda tutto l’orto
dell’ortolano eterno, am’io cotanto
quanto da lui a lor di bene è porto.

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