martedì 1 settembre 2015

Sonnez très fort


Sonnez très fort  (“Suonare con molta forza”) era scritto sopra il campanello del castello del Prieuré, negli anni in cui Gurdjieff vi teneva il suo Istituto per lo Sviluppo Armonico dell’Uomo. Diversi osservatori hanno notato questo dettaglio. Secondo le testimonianze, occorreva suonare energicamente più volte prima che qualcuno venisse ad aprire.

Gurdjieff amava insegnare per metafore. Nell’ala ovest del Prieuré c’era una libreria di quercia che il “bibliolatra, bibliomane e bibliofilo” C.S. Nott definì “la più bella che avessi mai visto”. Piccolo particolare: gli scaffali erano vuoti. Il messaggio anti-intellettuale di questa messinscena era evidente. Anche il Sonnez très fort che colpì tante persone celava forse un messaggio. Cosa bisognava suonare con determinazione? Evidentemente, il DO dell’ottava. Entrando nel Prieuré – cominciando un nuovo cammino spirituale – occorreva convinzione: eventuali titubanze avrebbero vanificato il Lavoro sin dall’inizio. Gurdjieff “creava ostacoli di ogni genere per scoraggiare immediatamente i babbei dello spirito” (Georgette Leblanc).

All’ingresso del Purgatorio, Dante fu ammonito: “Intrate; ma facciovi accorti che di fuor torna chi ‘n dietro si guata”. Nei poemi omerici, non appena sorge l’alba i personaggi passano all’azione. Ancora e ancora, Omero ci fa sapere che “quando, figlia di luce, brilla l’Aurora dalle dita di rosa”, i suoi eroi “balzano dal letto” (non si alzano: balzano). Quando si sente dire che con il passare del tempo l’Insegnamento si diluisce e il ricordo di sé diventa più raro, sono dettagli di vita quotidiana come questo che vengono alla mente. L’alba è il momento di un particolare demone tentatore, avrebbe detto secoli dopo Isaia il Solitario: che il primo passo di una nuova ottava sia dunque fermo e deciso.

Alla fine del suo libro, Nott scrive che Gurdjieff era venuto in Occidente per suonare un grande DO. In effetti, la sua comunità di Fontainebleau fu, per noi occidentali, il punto di partenza di tante cose. In essa, certamente, il campanello d’entrata andava suonato con vigore.

Ma se entrare non era facile, uscire non presentava difficoltà. Nessun campanello da tirare con forza era posto dal lato interno. Gurdjieff, “un guardiano del meglio con la faccia del peggio” (Michel Camus), vigilava il solo lato d'entrata. “Il Lavoro è un organismo e tutti gli organismi hanno bisogno di eliminare. Ho sempre visto nelle persone che andavano e venivano qualcosa di utile per noi, perché rappresentavano quella parte che noi avevamo ‘mangiato’” (Irmis B. Popoff).

In Quarta Via è facile uscire, difficile entrare e ancora più difficile rimanere.

Vien dietro a me, e lascia dir le genti: 
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti.

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