giovedì 24 settembre 2015

Il principe Yuri Lubovedsky


Il principe Yuri Lubovedsky, in Incontri con uomini straordinari, è un personaggio dotato di grande intelligenza che persegue incessantemente lo scopo di risvegliarsi, spende per questo grandi cifre e non lesina gli sforzi. Tuttavia, ecco quello che si sente a dire a pag. 211 dello stesso libro:

"Per quarantacinque anni hai fatto degli sforzi, ti sei tormentato, hai faticato senza sosta, e neppure una sola volta hai potuto deciderti a lavorare in modo tale che il desiderio del tuo cervello diventasse quello del tuo cuore, non fosse che per qualche mese. Se tu ci fossi riuscito, non trascorreresti la tua vecchiaia nella solitudine in cui ti trovi in questo momento!".

Detto in altri termini: cuore e testa non cooperano nel Lavoro, quindi ti ritrovi solo. Ribaltando l'affermazione: se tu non fossi solo, cuore e testa coopererebbero. Si ritorna così a uno dei postulati della Quarta Via: questo cammino non si può fare da soli, la presenza di compagni di viaggio non è un optional, ma un requisito. Quando si trovano i compagni, il centro emozionale si attiva e la testa non è più sola con il suo sapere. 

"Un uomo solo non può evadere, ma venti forse sì. Cinquanta di nuovo no, sarebbero visti." Ouspensky

Diceva Maurice Nicoll che il linguaggio delle immagini è quello del centro emozionale: vedere una persona serena, o un paesaggio naturale, può toccare il centro emozionale più di tante parole. Allo stesso modo, vedere personificato il Lavoro in una persona più avanti di noi può darci il carburante emozionale per proseguire. Già Marco Aurelio, nel Primo Libro dei suoi Pensieri, scriveva quanto era importante "vedere con chiarezza, in un modello vivo" le virtù dell'animo umano.

Il personaggio del professor Skridlov, nello stesso libro Incontri, esemplifica l'importanza dell'esempio vivente di una persona che Lavora: "Dopo l'incontro [con Padre Giovanni], il mio mondo interiore e il mio mondo esteriore sono completamente cambiati ... a poco a poco, in me è apparso qualcosa che ha portato tutto me stesso alla convinzione assoluta che al di fuori delle agitazioni della vita esiste qualcos'altro che dovrebbe essere lo scopo e l'ideale di ogni essere umano. Questo altro soltanto può rendere l'uomo veramente felice".

Louise March paragonava Gurdjieff seduto in un bar a "un meteorite forte e impenetrabile, qualcosa caduto da un altro mondo": per lei, come per Charles Nott, stare semplicemente seduti vicino a lui, senza dire niente, equivaleva a ricevere una doccia di energia.

Per chiudere, come ieri, con le parole di Alfred Richard Orage: "Il tuo peggiore nemico è quello che ti dice cosa devi imparare da solo".

Vien dietro a me, e lascia dir le genti: 
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti.

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