domenica 27 settembre 2015

Lelio Orsi - Il ratto di Ganimede


La fama di un artista è spesso questione di fortuna. Lelio Orsi fu un talentuoso pittore emiliano vissuto nel secolo XVI, ma poiché le sue opere sono in buona parte distrutte o danneggiate, è relativamente poco noto. Alla Galleria Estense di Modena, a esempio, vi sono i frammenti degli affreschi che dipinse nella rocca di Novellara: resti scarsi, ma di un grande vigore. I camerini da lui dipinti in questo castello non avevano probabilmente nulla da invidiare ad altri, più famosi perché giunti integri fino a noi. Se le scenette di diluvio attirano la nostra attenzione, il pezzo più mirabile è il frammento con il volo di Ganimede. Oggi queste opere si trovano a Modena perché, con decisione che definiremmo vandalica, nel 1773 il duca Francesco III ordinò che venissero staccate (sommariamente) e portate nel suo Palazzo, a ornamento della quadreria.

Sin dai tempi di Platone, il rapimento di Ganimede è considerato simbolo dell'ascesa dell'anima. In età moderna, il tema ha goduto di fortuna artistica: tra i pittori più famosi che l'hanno affrontato, Correggio, Rembrandt e Rubens. L'interpretazione di Orsi si distingue da tutti. Il giovane Ganimede vi appare stravolto, il corpo ruotato verso destra e la testa verso sinistra; una mano verso l'alto, l'altra verso il basso. Gli occhi sono chiusi.

Poco prima di morire, una mattina Ouspensky disse improvvisamente: "Bisogna fare tutto il possibile, poi invocare...". Non finì la frase, ma face un ampio gesto verso l'alto. Rodney Collin

Gli occhi chiusi di Ganimede riportano alla mente un precedente classico: l'arrivo di Odisseo a Itaca. Secondo il racconto omerico, poco prima che l'eroe coronasse i suoi sforzi tornando a casa, gli Dei versarono il sonno nelle sue palpebre, in modo che l'ultimo tratto del viaggio fosse indipendente dalla sua volontà. Trasportato dalla nave magica dei Feaci, Odisseo si sarebbe svegliato solo sulla spiaggia itacense.

L'idea sottesa a questo racconto mitico (e all'affresco dell'Orsi) è che i nostri sforzi possono arrivare solo fino a un certo punto, tutto il resto... fece un ampio gesto verso l'alto: è un fatto di grazia. Il risultato del nostro sforzo non è davvero nostro, non appartiene alla macchina umana: è qualcosa di più grande di noi.

Quando il vero aiuto arriva, è incommensurabile rispetto a qualunque cosa possiamo fare da soli. Rodney Collin

Dietro Zeus, occhieggia il sole. Di fatto, egli è il sole, e l'ascesa di Ganimede avviene verso quello che nel Raggio di Creazione di Gurdjieff è un gradino a noi superiore. In conclusione, non sfugga la componente erotica: non solo perché vediamo Ganimede dal basso, ma anche perché in alto vi sono due donne nude. Pertanto, questa ascesa al cielo non è priva di energia sessuale, anzi: il mito ci dice che quest'ultima ne fu la causa. 

Vien dietro a me, e lascia dir le genti: 
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti.

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