venerdì 29 maggio 2015

Un duca pervaso di dolcezza


Questo post è dedicato alla riapertura della Galleria Estense di Modena, che avviene oggi dopo tre anni di lavori, e in particolare al busto di "Francesco I" che il Bernini scolpì a distanza.

Il vento ha appena sollevato il mantello del duca, ma nemmeno un ricciolo dei suoi capelli si muove. Lo sguardo di "Francesco I" (mai conosciuto dal Bernini e quindi monarca idealizzato: per questo ne riportiamo il nome tra virgolette) sembra oltre qualsiasi agitazione, fermo su qualcosa di immutabile. Sopra la fronte intravvediamo un piccolo rilievo, proprio in corrispondenza di quella ghiandola pineale che per Cartesio era la sede dell’anima. È la stessa area in cui il David michelangiolesco, pieno di olimpica serenità, mostra l'unica tensione.

Il Bernini evita ogni rigidità girando a destra il viso del duca e soprattutto reclinandolo impercettibilmente all’indietro: come qualcuno che, avendo sostenuto sino a quel momento un grave sforzo, avesse appena iniziato a sciogliersi dentro una nuova frontiera. L’istante è dialettico: da un lato, l’intensità dello sforzo rivelata dal portamento; dall’altro, un abbandono che sembra appena agli inizi. Quel punto fermo che rende stabile il duca in mezzo all’infuriare dei venti, per ora, è solo intravisto. Questa è la statua di qualcuno la cui vita è piena di tensioni e responsabilità, nondimeno resta capace di istanti rapinosi.



Negli occhi balugina qualcosa di dorato: siamo abituati ad associare sguardi del genere a contemplazioni del sole all’orizzonte, quando per un attimo il mondo si ricopre d’oro. Questo principe si è reso conto che in lui avvengono fenomeni analoghi: uguale bellezza, medesimo struggimento, similare abbandono.

Non solo la testa è voltata a destra e leggermente reclinata all’indietro: anche gli occhi sono appena scostati dall’asse, come di una persona che stesse vedendo tutto e qualcosa di più. Questo "qualcosa" non si può scorgere direttamente, ma scintilla ai margini: richiede attenzione e abbandono allo stesso tempo. Quello che "Francesco I" sta guardando, noi lo intuiamo nella misura in cui ci emozioniamo contemplando lui.

I moti dell’anima sono fatti di piccole scosse, sussulti e trasalimenti: spesso vengono descritti come aure o atmosfere. Interiormente sembrano abissi, esteriormente possono manifestarsi come semplice luce negli occhi.

Oggi, ventinove maggio duemilaquindici, tutti alla Galleria Estense di Modena stanno guardando il "Francesco I" del Bernini, ma lui cosa guarda? Sicuramente qualcosa di invisibile, forse il vento stesso: che in greco si dice anemos e che avvolge ognuno – osservatore od osservato – nel medesimo abbraccio.


Così la neve al sol si dissigilla;
così al vento nelle foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.

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