martedì 12 maggio 2015

Osho all'amatriciana


Comprendete bene questo: nei centri superiori il riso non può esistere, perché nei centri superiori non vi è divisione, non vi è “sì” e “no”. Gurdjieff

Che Osho avesse una Presenza speciale, è possibile sentirlo non solo dai suoi libri, ma anche dai suoi video e dalle sue foto. Accostare a una sua immagine una frase triviale genera quel cortocircuito tra “sì” e “no” di cui parla Gurdjieff e che scatena la risata. Ecco perché i fotomontaggi che circolano da qualche mese hanno successo: si percepisce - magari inconsciamente - che tra l’energia dell’immagine e quella delle parole c'è troppa contraddizione. 

Qualcuno ha detto che Osho in persona si sarebbe messo a ridere. Ne dubito. Come si può vedere da migliaia di video, Osho raccontava barzellette, ma non rideva: al massimo, sorrideva. Il punto è interessante e merita un approfondimento.

Non si sono tramandate risate a crepapelle di Gesù Cristo, del Buddha, di Gurdjieff o di Krishnamurti, per fare degli esempi. La citazione iniziale di Gurdjieff forse spiega perché. Leggiamola tutta: “Vi sono diversi modi di non ridere. Taluni non ridono mai perché sono completamente sommersi dalle loro emozioni negative … Altri non ridono perché non possono avere emozioni negative. Comprendete bene questo: nei centri superiori il riso non può esistere, perché nei centri superiori non vi è divisione, non vi è ‘sì’ e ‘no’”.

Chi ride sarebbe pertanto un comune mortale ancora scisso tra il “sì” e il “no”. Ma perché un “no” grossolano faccia ridere, è necessario affiancarlo a un “sì” sottile: ed ecco la trivialità accostata alla spiritualità. Nel caso in questione, sembra che basti un'immagine di Osho perché chiunque percepisca il lato spirituale. 

Ma se Osho non avrebbe riso, forse avrebbe apprezzato. Pare che egli considerasse utile qualsiasi pubblicità, positiva o negativa, e che fosse il primo a ritenere che qualcosa potesse arrivare anche solo attraverso una sua foto. Insisteva, a esempio, che quest'ultima venisse messa sulla copertina dei suoi libri. L’idea non è nuova: per restare alla città indiana di Pune, dove Osho visse e morì, il santo Meher Baba sosteneva che bastasse vedere la sua immagine filmata perché la liberazione dalla "catena della schiavitù" diventasse più facile.

Sempre Gurdjieff ha detto che tutto il nostro Lavoro consiste nello scegliere gli influssi a cui sottoporci (e nel sottoporci effettivamente a essi). L’autore dei fotomontaggi di Osho ha detto in un'intervista che lui e altri si sono avvicinati al “vero” Osho dopo averlo scoperto tramite questa parodia. Attenti, dunque: vedere tutti i giorni Osho non è senza conseguenze.

Così la neve al sol si dissigilla;
così al vento nelle foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.

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