mercoledì 14 ottobre 2015

Sì, giocare


Per George Gurdjieff, il gioco era una cosa seria. Ce lo dice, a esempio, Fritz Peters. Nel suo primo libro, La mia fanciullezza con Gurdjieff, egli scrive: "In molte occasioni ho sentito [Gurdjieff] prendersi gioco della seriosità altrui e ricordare che per ogni essere umano equilibrato era essenziale il 'gioco'. Usava precisamente questa parola, e si riferiva all'esempio della natura: tutti gli animali, al contrario degli esseri umani, conoscono il valore del 'gioco'. Sembrava semplice quanto il trito e ritrito 'Tutto lavoro e niente gioco fanno di Jack un ragazzo stupido' e nessuno poteva accusare Gurdjieff di non giocare. Al suo confronto, gli allievi anziani erano lugubri e tetri". "A volte, avevo la sensazione che quel tipo di 'gioco' [di Gurdjieff] non fosse altro che un diversivo, qualcosa che gli serviva a dimenticare la costante pressione impostagli dal lavoro".

Sfortunatamente, sembra che crescendo lo stesso Fritz Peters avesse dimenticato il valore del gioco. Anzi, secondo Gurdjieff, nello stesso Prieuré egli non giocava abbastanza. Ecco cosa il Maestro caucasico disse a un Peters ormai adulto (I miei anni con Gurdjieff): "Una cosa che non hai mai imparato è come giocare, anche se ho cercato di insegnartelo quando eri bambino. Adesso esci e fai qualcosa che ti diverta, qualsiasi tipo di gioco, poi torna qui alle dieci". Uno degli esercizi che Gurdjieff insegnò all'adulto Peters era "stilare un programma giornaliero di attività, prevedendo i tempi delle inevitabili interruzioni o distrazioni e, soprattutto, riservando delle ore al lavoro e altre al gioco".

Per quale motivo il gioco era importante nell'Insegnamento di Gurdjieff? Un suggerimento ce lo dà Alfred Richard Orage in una delle sue ultime conferenze sulla Quarta Via (Incontri con Gurdjieff). Descrivendo il deterioramento delle funzioni dell'uomo, in particolare del centro emozionale, Orage parla di "incapacità di provare qualsiasi sentimento", specificando: "Abbiamo termini che descrivono uomini e donne le cui emozioni si inaridiscono: chiamiamo le donne acide e gli uomini irritabili o scontrosi. Sono incapaci di reazioni spontanee di fronte a situazioni nuove; non possono giocare".

Il gioco è, pertanto, una ginnastica del centro emozionale. Come l'esercizio fisico tiene in forma il centro motorio, così il gioco mantiene agile e vivo il centro emozionale. La buona salute del centro emozionale è importante per lo studente di Quarta Via, in quanto scopo del Lavoro è "risvegliare il centro emozionale" (Nicoll), l'unica parte che ci permette di accedere ai centri superiori. Un'altra frase di Nicoll la ricorda Kenneth Walker: "Le persone che si occupano di cose serie non devono mai perdere la capacità di ridere".

Tornando a Orage, nelle pagine successive egli ricorda che il nostro scopo non è diventare pienamente vivi in uno solo di questi centri, a esempio l'emozionale. Sviluppando un solo centro - che sia l'intellettuale, l'isintivo-motorio o l'emozionale - "ci sorprenderemmo ad aver creato un mostro". È importante prendersi cura di tutti i centri: questo fu ciò che Orage disse nel maggio 1931, in una delle sue ultime dichiarazioni pubbliche sul Sistema. 

“Lo sol sen va”, soggiunse, “e vien la sera;
non v’arrestate, ma studiate il passo,
mentre che l'occidente non si annera”.

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