venerdì 16 ottobre 2015

Anna Butkovsky-Hewitt


With Gurdjieff in St. Petersburg and Paris, scritto da Anna Butkovsky-Hewitt "con l'assistenza di Mary Cosh e Alicia Street", è un libro singolare. Quando uscì, in Inghilterra nel 1978, la novantatreenne autrice doveva sembrare l'ultima custode di un mondo sparito: non solo era stata l'amante di Ouspensky, ma aveva anche assistito a tutte le lezioni gurdjieffiane che poi sarebbero confluite in Frammenti. Da questo punto di vista, il libro è unico: ci offre un punto di vista alternativo sugli avvenimenti raccontati da Ouspensky nel suo libro-capolavoro, e ci mostra com'era quest'ultimo da innamorato.

D'altra parte, With Gurdjieff è un libro scritto da una signora di 93 anni i cui ricordi appaiono spesso confusi. Episodi significativi si alternano ad altri irrilevanti, molti si interrompono bruscamente, il libro è disomogeneo e lo si direbbe piuttosto una bozza.

Con tutto ciò, l'opera riesce a offrire spunti di Lavoro. Della figura di Gurdjieff, l'autrice sottolinea più volte un elemento: quando parlava, "le sue maniere erano molto calme e rilassate, e parlava senza mai gesticolare. Anche il semplice stargli seduti vicino era piacevole"; quando ascoltava, "stava seduto immobile e silenzioso come un Buddha. Gurdjieff non faceva mai gesti inutili". L'autrice, se veniva interrogata e doveva parlare, non trovava nell'espressione del Maestro né approvazione né disapprovazione. Era costretta a continuare trovando in sé ogni energia. Se agli inizi dell'Insegnamento Gurdjieff era così, alla fine non sarebbe cambiato: come leggiamo nel secondo volume del Dossier H, nei suoi ultimi anni spesso lasciava cadere le domande nel vuoto, limitandosi a fissare l'interlocutore.

Secondo Pierre Schaeffer, quella di Gurdjieff era una "tranquillità attiva": all'esterno appariva passivo, ma interiormente la sua presenza era attiva. Questi aneddoti, uguali all'inizio e alla fine dell'Insegnamento, dimostrano che Gurdjieff era un Maestro che "incarnava ciò che insegnava", come scrisse Ravi Ravindra. L'eliminazione delle inutili tensioni corporee, insegna Gurdjieff in Vedute sul mondo reale, è prerequisito del Lavoro su di sé. La gesticolazione meccanica che accompagna il parlare è un velo che impedisce la presenza, quindi va tenuta sotto controllo.

Per chiudere tornando al libro di Anna Butkovsky-Hewitt, un giorno Gurdjieff le disse: "A che pro leggere degli sforzi altrui? Non è di aiuto. Solo i propri sforzi contano". Si tratta di un'indicazione da tenere a mente per tutti questi libri. Se non facciamo sforzi personali, ogni lettura, anche attinente al Sistema, non fa che moltiplicare gli io.


“Lo sol sen va”, soggiunse, “e vien la sera;
non v’arrestate, ma studiate il passo,
mentre che l'occidente non si annera”.

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