venerdì 5 giugno 2015

La danza


Per delle ore intere rimanevo in piedi, immobile, le mani incrociate sul petto all'altezza del plesso solare. Mia madre si allarmava spesso nel vedermi così ferma e come in estasi. Ma io cercavo. E finii per scoprire la sorgente centrale di ogni movimento, il focolare della potenza motrice, l'unità dalla quale nascono i diversi movimenti, lo specchio di visione dal quale sorge, creata, la danza. (Isadora Duncan)

Se le sensazioni uditive possono indurci alla danza, perché non anche quelle tattili o visive? Facendo attenzione, c'è un ritmo pure in ciò che percepisce la mano. Noi non danziamo la musica, danziamo il nostro corpo. Meglio ancora, il nostro essere. L'attenzione risveglia il plesso solare: tutto l'organismo può trasformarsi in un'onda, un riverbero. Ogni impressione, nella misura in cui si immerge nel cuore, può prendere la forma di una danza. Diventiamo come gli alberi, fatti di tante danze lanciate nello spazio. Dentro ognuna, fremono danze minori: le foglie.

Se la musica soltanto stimolasse la danza, a che servirebbero le parole degli insegnanti? Anche un discorso ben fatto, una metafora emozionante o una voce piena di poesia provocano la danza. 

Più siamo attenti, più siamo capaci di danzare. La danza è il canto dell'attenzione, la nutre e se ne nutre. Anche un non udente può danzare. E se la danza prevede un partner (udente)? Nulla di più semplice: si lascia che anche per lui la sordità si trasformi in un problema, ovvero un'opportunità.

Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso
dell’universo; per che mia ebbrezza
intrava per l’udire e per lo viso.

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