Se ci pensiamo, le chiese di Roma sono luoghi strani. Le pareti appaiono interamente dipinte con fatti sacri avvenuti in altri tempi e luoghi. Nulla di sacro sembra essere nel qui e ora: queste chiese sono i templi dell’Altrove. Non c’è metro quadro che non
rimandi ad altro da sé. Se non si raffigurano eventi biblici o santi del
passato, le decorazioni simulano comunque altre realtà: piante, animali,
ornamenti classici. Il nudo muro è da evitare, nelle chiese antiche di Roma
(quando si vede una parete di mattoni, è probabilmente un restauro
otto-novecentesco). Lo stesso momento centrale del rito – l’eucaristia –
implica l’immaginazione: la cialda non è più pane azzimo, ma il corpo di
Cristo.
Un esempio eclatante di questa mentalità si è avuto con l’apertura
dell’anno santo 2015, l’otto dicembre. Lo spettacolo Fiat Lux ha proiettato sulla facciata di San Pietro tutto l’immaginario
contemporaneo della Chiesa cattolica: dalle specie animali a rischio di
estinzione ai paesaggi naturali, passando per i poveri, le tribù e le razze di
tutto il mondo. In questo caso, una facciata che sin dall’origine era un
supporto per raccontare storie (le statue del Redentore e i dodici
apostoli; i bassorilievi evangelici; l’ordine corinzio colossale che simula un
tempio antico, a sua volta emulazione – pare – di una capanna) diventa schermo
per un ulteriore storytelling, più aggiornato.
Anche se è possibile vivere questi apparati come mero intrattenimento, e probabilmente molte persone così hanno vissuto la sera dell'otto dicembre, c'è dell'altro. L’immaginazione, quando è intenzionale e non involontaria,
può avere un posto in un cammino spirituale, compresa la Quarta Via. Lo scrittore gesuita Marko Ivan Rupnik ha scritto che il cristiano impara ad assaporare il cibo grazie all’eucarestia:
immaginare di avere in bocca il corpo del Maestro può renderlo così presente al cibo che
questa attenzione si estende a tutti i pasti. Una volta Ouspensky disse
che immaginare di essere già consci poteva aiutarci a diventarlo. L'esercizio contemplativo dato da Gurdjieff a George Adie e divulgato da Joseph Azize, detto dei Quattro Ideali o dei Quattro Profeti, richiede proprio di pensare a quattro figure di "santi" planetari (Maometto, Buddha, "Lama" e Gesù). In modo
simile, la meditazione su fatti, persone e luoghi lontani nel tempo e nello spazio poteva e può
aiutare il cattolico dentro una chiesa.
Tratto t'ho qui con ingegno e con arte;
lo tuo piacere omai prendi per duce;
fuor se' de l'erte vie, fuor se' de l'arte.
lo tuo piacere omai prendi per duce;
fuor se' de l'erte vie, fuor se' de l'arte.
Nessun commento:
Posta un commento