giovedì 16 luglio 2015

Le mani


Meetings with Remarkable Men è un film che non ha bisogno di presentazioni per gli studenti di Quarta Via. Uno dei motivi del suo fascino è negli attori: si intuisce che possiedono un certo essere. Non per nulla l'antecedente di questo film sembra il documentario di A. Desjardins Soufis d'Afghanistan (alcune località sono le stesse, quindi tra gli attori del film di Quarta Via possono esservi Sufi autentici). Tra l'altro, l'attore che avrebbe dovuto interpretare Gurdjieff, proveniente dalla compagnia di J. Grotowsky, venne scartato perché secondo Madame de Salzmann era troppo "vicino al mondo animale" e riteneva artificiale la normale posizione eretta. 

Come per gli asiatici tradizionali, il carisma di questi attori è dovuto (anche) a un fatto molto semplice: quando parlano, non gesticolano. Tutte le persone con un certo livello di consapevolezza sembrano accomunate da un particolare tipo di mani: hanno a esempio un modo di muoverle che è pieno di grazia.

Esistono pratiche ed esercizi che educano ad "aprire" le mani. La meditazione Nadabrahama di Osho è una di queste. A una Scuola di massaggio, anni fa, mi insegnarono a "respirare" nelle mani mentre toccavo il corpo dell'altra persona (e nel namasté finale, la persona massaggiata andava ancora "tenuta" tra le mani del massaggiatore). "Sentire l'energia delle mani" è solo un altro modo per dire: "Porta la tua attenzione verso le mani". 

Dividere l'attenzione mentre si parla è difficile. Un trucco per riuscirci è proprio usare le mani: evitare di gesticolare. Lasciando inespressa l'energia diretta abitualmente verso le mani mentre parliamo, creiamo nel nostro corpo un fattore di Ricordo.

È stato detto (Nisargadatta): l'essenziale non è imparare, ma vedere, ascoltare (con Presenza). Possiamo aggiungere: anche percepire, muoversi (con Presenza). Le mani magnetizzate dalla Presenza sono ciò che ci guida dentro al mondo, diventano maestre che ci precedono e schiudono la via. Esse possono compattare il nostro essere, o al contrario disgregarlo. Cinque dita possono essere una sola energia, oppure cinque modi di dissipare l'essere.

Le mani dovrebbero diventare due danzatrici sopra le cose: tengono queste ultime senza toccarle. Nei geroglifici egizi si osserva spesso un oggetto tenuto da mani che in realtà ne sono separate. Lo spazio tra l'uomo e l'oggetto simboleggia quello della non-identificazione.

Anche noi siamo tra le mani di un Essere più grande, con la differenza che a volte ci spreme come fossimo acini d'uva. Il suo scopo è estrarre da noi un vino inebriante... o almeno così mi disse un Amico, una volta. 

Poi pinse l'uscio a la porta sacrata,
dicendo: “Intrate, ma facciovi accorti
che di fuor torna chi 'ndietro si guata”.

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