mercoledì 22 luglio 2015

Il caldo



I maestri chassidici insegnano che per far sfavillare il creato, si deve riconoscere in ogni oggetto un simbolo, un rinvio al trascendente. Le parabole dei Vangeli invitano a quest'opera, poiché la mercatura, la semina, l'ingaggio di operai, tutto vi diventa veste di spiritualità, e gli spettacoli naturali sono altrettante parabole in attesa del loro esegeta. (Elemire Zolla) 

La calura esterna può apparire come la metafora di uno Stato interiore. L'ardore esterno ricorda quello interno. Quest'ultimo può mangiare il primo, perché implica l’accettazione dell’esistente. Si proverà allora quel sentimento di essere presenti qui e ora in mezzo a un mondo anch’esso intensamente esistente (M. Hulin). 

Ognuno sembra avere bisogno dell'attrito per evolvere. Una differenza sta nel darselo da soli o lasciare che arrivi. Quando si sta già vivendo un attrito, aiuta aggiungere alla situazione una piccola difficoltà intenzionale: prendersi cura di altre persone, non esprimere negatività, mantenere uno standard elevato. La chiave sembra essere in quell’“intenzionale”. Tale intenzionalità ci porta verso la Presenza e sembra attirare quell’Aiuto esterno senza cui non si arriva da nessuna parte.

Quando giunge un attrito, occorre pensare che un angelo si è inginocchiato davanti a noi per offrircelo. Evidentemente, è la cosa che serve di più alla nostra anima. Se non fosse stato questo, sarebbe stato qualcos’altro.

Un insegnante di yoga mi disse una volta che in una barca a vela, quando reggi il timone, non provi più mal di mare. La stessa cosa avviene quando si guida in montagna: se tieni il volante, non hai malessere. Esercitare il controllo è una possibile cura, così come darsi intenzionalmente un attrito può aiutare a superare le difficoltà già presenti. L’essere arriva attraverso i metodi più imprevedibili, e la combustione interna è maggiore di quella esterna.

San Cipriano: Sente pena delle avversità del mondo colui la cui letizia e gloria è tutta nel mondo.

Poi pinse l'uscio a la porta sacrata,
dicendo: “Intrate, ma facciovi accorti
che di fuor torna chi 'ndietro si guata”.

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