Questo post è dedicato alla riapertura della Galleria
Estense di Modena, che avviene oggi dopo tre anni di lavori, e in particolare
al busto di "Francesco I" che il Bernini scolpì a distanza.
Il vento ha appena sollevato il mantello del duca, ma
nemmeno un ricciolo dei suoi capelli si muove. Lo sguardo di "Francesco I" (mai conosciuto dal Bernini e quindi monarca idealizzato: per questo ne riportiamo il nome tra virgolette) sembra oltre qualsiasi agitazione, fermo su qualcosa di immutabile. Sopra la fronte intravvediamo
un piccolo rilievo, proprio in corrispondenza di quella ghiandola pineale che per Cartesio era la sede dell’anima. È la stessa area in cui il David michelangiolesco, pieno di olimpica serenità, mostra l'unica tensione.
Il Bernini evita ogni rigidità girando
a destra il viso del duca e soprattutto reclinandolo impercettibilmente all’indietro:
come qualcuno che, avendo sostenuto sino a quel momento un grave sforzo, avesse
appena iniziato a sciogliersi dentro una nuova frontiera. L’istante è
dialettico: da un lato, l’intensità dello sforzo rivelata dal portamento; dall’altro, un abbandono che sembra appena
agli inizi. Quel punto fermo che rende stabile il duca in
mezzo all’infuriare dei venti, per ora, è solo intravisto. Questa è la statua di qualcuno la cui vita è piena di
tensioni e responsabilità, nondimeno resta capace di istanti rapinosi.
Negli occhi balugina qualcosa di dorato: siamo abituati
ad associare sguardi del genere a contemplazioni del sole all’orizzonte, quando
per un attimo il mondo si ricopre d’oro. Questo principe si è reso conto che in lui avvengono fenomeni
analoghi: uguale bellezza, medesimo struggimento, similare abbandono.
Non solo la testa è voltata a destra e leggermente reclinata
all’indietro: anche gli occhi sono appena scostati dall’asse, come di una
persona che stesse vedendo tutto e qualcosa di più. Questo "qualcosa" non si può scorgere direttamente, ma scintilla ai margini: richiede
attenzione e abbandono allo stesso tempo. Quello che "Francesco I" sta guardando, noi lo
intuiamo nella misura in cui ci emozioniamo contemplando lui.
I moti dell’anima sono fatti di piccole scosse, sussulti e trasalimenti: spesso vengono descritti come aure o atmosfere. Interiormente sembrano
abissi, esteriormente possono manifestarsi come semplice luce negli
occhi.
Oggi, ventinove maggio duemilaquindici, tutti alla Galleria Estense di Modena stanno guardando il "Francesco I" del
Bernini, ma lui cosa guarda? Sicuramente qualcosa di invisibile, forse il vento stesso: che in greco si dice anemos e che avvolge ognuno – osservatore od osservato – nel medesimo
abbraccio.
Così la neve al sol si dissigilla;
così al vento nelle foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.
Nessun commento:
Posta un commento