“Si va
incontro al proprio destino sulla strada scelta per evitarlo”: questo antico detto Sufi ben s’attaglia al Lavoro di Quarta Via. Se pensiamo di
evitare un attrito scegliendo un’altra via, esso ci verrà incontro in forma inattesa sulla nuova strada.
C’è poco
da fare: il nostro Lavoro è una trasformazione continua, non possiamo non trasformare. E se non siamo noi a
mangiare, veniamo mangiati.
Oggi ho
diretto un incontro sul tema “Sé inferiore”: chi doveva venire per supportarmi non si è più presentato per un attrito dell’ultimo momento. Egli ha
comunque Lavorato, sia pure in altro modo rispetto a noi che partecipavamo.
Ancora e ancora, quando facciamo qualcosa che può essere importante, sorge un problema dell’ultimo minuto che ci chiede uno sforzo
in più. A molti questo intervallo accade al momento stesso di entrare in una
Scuola: è quanto racconta a esempio Ravi Ravindra nel suo libro Un cuore senza limiti. Al momento di
recarsi al suo primo appuntamento con Madame de Salzmann, Parigi fu colpita da
scioperi improvvisi e nubifragi. Quell’appuntamento con il destino
richiese a Ravi Ravindra un super-sforzo. La prima volta che lessi questa
storia mi emozionai, in quanto avevo vissuto la stessa cosa non una,
ma due volte: quando entrai nella mia Scuola di Quarta Via la prima volta, e
quando vi rientrai la seconda volta, dopo che ne ero uscito.
Scrive
Ravindra: “È incredibile quanto poco sappiamo delle forze che resistono e si
oppongono alle nostre iniziative. Forse, se una cosa è importante, non può non
suscitare un’importante forza contraria”.
Il pagamento è anticipato e in bianco: non si fa credito né si sa a cosa si andrà
incontro. Ma una cosa sembra di potersi dire: il sé inferiore – per restare in tema con
l’incontro odierno – non mantiene le sue promesse, il sé superiore sì. Quando
quest’ultimo dice: scegli la via di massima resistenza, i risultati (per
l’anima) arrivano.
Così la neve al sol si dissigilla;
così al vento nelle foglie levi
si perdea la sentenza di Sibilla.
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