domenica 2 agosto 2015

Conventi della Toscana - 1


Un recente viaggio in Toscana mi ha fatto conoscere diverse comunità religiose che vivono e operano all'interno di architetture secolari. Una di queste è la "Fraternità di Romena". 

La chiesa di Romena è stata costruita nel XII secolo in tempore famis, come è scritto su un capitello, ovvero durante una carestia. Legati a essa sono Dante, che visse nei pressi, e D'Annunzio, che qui intorno scrisse le poesie di Alcyone. Da un quarto di secolo la chiesa e i locali annessi ospitano la Fraternità di Romena, fondata da Don Luigi Verdi. Non è segnalata su Wikipedia o nei cartelli stradali: chi si rechi a visitare l'abbazia romanica avrà quindi la sorpresa di trovarvi una grande realtà religiosa contemporanea, che si esprime anche attraverso originali opere d'arte. Come ha scritto Enzo Bianchi, fondatore della comunità di Bose: "Luoghi come la fraternità di Romena sono un'autentica grazia: discreti, silenziosi e impregnati di sapienza".

Ovunque vediamo tappeti, cuscini sul pavimento, icone, sculture in legno, sale che verrebbe da definire "da meditazione". In un caso, nella stanza "della tenerezza", due panchetti sembrano invitare a una contemplazione prolungata dell'Annunciata di Antonello da Messina. 

   
In giro si leggono citazioni di varia provenienza: Rumi, Abbé Pierre, Simone Weil. Per ogni dove, sensazioni di armonia, bellezza e pulizia, con sottofondo di musiche di arpa e flauto. Nonostante l'apparente originalità, il messaggio della Fraternità è interamente cristiano. Leggendo i libri dell'adiacente casa editrice "Il Ristoro", non si hanno dubbi. Queste sale non sono per la meditazione, ma per la recita delle Lodi. 

Alcune delle opere d'arte sono manufatti in legno trovati nei dintorni e ritoccati da Don Luigi Verdi ("Anche Gesù era un falegname", dice lui); altre sono creazioni di Giosuè, un monaco eremita che vive in questi boschi e che agli inizi della Fraternità aveva regalato a Don Luigi una pietra con una spaccatura in cui aveva fatto colare una goccia d'oro, accompagnandola con queste parole: "Troppe preziose, le ferite".

Passeggiando per Romena, si ha la sensazione di trovarsi in un posto che nutre l'anima. "Davvero la disattenzione è il più grande peccato del nostro tempo", dice Don Luigi Verdi. E ancora: "La lotta contro il disordine della mente è l'inizio dell'abbandonarsi a Dio", perché "Il diluvio universale dei nostri anni è quello delle parole e delle immagini: una pioggia senza fine e senza regola ...in cui il troppo occupa tutta la scena" (Luigi Verdi, La realtà sa di pane).

Tuttavia, la cura per la bellezza sembra solo la conseguenza di qualcos'altro. La ragione d'essere di questa giovane comunità è in quel capitello di mille anni fa: la trasformazione della sofferenza. "Cossiccome la pieve, così armonica e bella, fu fondata in tempo di crisi, così la fraternità fonda se stessa sull'idea che la crisi può diventare opportunità."  La storia della Fraternità comincia quando Don Luigi decide, in base alle sue esperienze di vita, di offrire dei corsi divisi in tre fasi, la prima delle quali incentrata sulla "trasformazione delle ferite in una feritoia, una finestra verso l'oltre, preziosa come l'oro". Negli altri due corsi in cui si snoda la proposta didattico-formatoria di Romena, è possibile fare esperienze come la cerimonia giapponese del tè, per "la riscoperta della sacralità in ogni piccolo gesto"; la veglia notturna di preghiera, sul modello di San Francesco; l'esplorazione dei suoni di un bosco attraverso la guida di un musicista non vedente.

Tra gli ispiratori di Don Luigi Verdi, troviamo i nomi di Frere Roger di Taizé, Tonino Bello, Charles de Foucauld, Sorella Maria di Campello, Luigi Ciotti, Arturo Paoli e tanti altri: non ultimo il monaco eremita Giosuè, i cui pensieri sono stati appena pubblicati in un libro intitolato Frammenti.

Vien dietro a me, e lascia dir le genti: 
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti.

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