mercoledì 3 giugno 2015

Il rilassamento


È solo quando ti rilassi consciamente – e la tua testa mantiene il ruolo di poliziotto – che il rilassamento vale qualcosa. Se ti rilassi in modo generalizzato, non c’è valore … Non devi rilassarti inconsciamente. D’altra parte, quando sei in uno stato di risveglio, devi rilassarti consciamente. Quando dormi, ogni cosa si rilassa senza di te: questo non ha valore. È la tua schiavitù. Gurdjieff

In Quarta Via il rilassamento non dovrebbe arrivare tanto presto e, comunque, non senza mantenere un elemento di attività: il ricordo di sé. Questo è ciò che si intende quando si dice: “Non esistono giorni di vacanza per un uomo numero quattro”, traduzione del biblico “Il figlio dell’uomo non ha un cuscino dove posare la testa”.

Non dovremmo essere noi a decidere quando rilassarci. La fase del rilassamento dovrebbe coincidere con quel momento in cui continuare a fare sforzi diventerebbe un “respingente del ricordo di sé”. C’è un punto in cui bisogna smettere di fare sforzi e dilatarsi nello spazio raggiunto: è un rilassamento non deciso da noi, non proveniente dalla nostra macchina. In questo senso, “Quando sei in uno stato di risveglio, devi rilassarti consciamente”. Una volta superata una certa soglia, lo sforzo va abbandonato.

Ci sentiamo stanchi ben prima di aver esaurito le nostre riserve energetiche. Gurdjieff disse a Bennett che lo scopo della vita umana era imparare a connettersi con il grande accumulatore di energia posto al nostro interno, esperienza che Bennett aveva ottenuto raggiungendo i limiti dell’esaurimento fisico. Se teniamo a mente questa esperienza e le parole gurdjieffiane che l’accompagnarono, la stanchezza può cessare di sembrare negativa, per apparire invece uno stato propedeutico alla discesa di energie più elevate. Se sono stanco, è come se fossi pronto a ricevere “la sostanza buona” dell’universo. La stanchezza fisica è l’ombra di un dio che si sta avvicinando: c’è un grande potenziale in essa. Possiamo persino dire che la stanchezza fisica è la controparte di uno stato psicologico elevato. Le membra stanche sono piene: le appesantisce un vino che può inebriare.

Tutto ciò ha, da qualche anno, spiegazioni scientifiche e un nome: l’estasi del corridore, o runner’s high. Non ci addentreremo nella neurofisiologia, ma la sensazione di chi scrive è che tale “estasi” divenga più facile aggiungendo uno sforzo psichico come l’autoconsapevolezza, l’osservazione o il ricordo di sé.

Porta tutto nel Lavoro. Non andare nella vita per rilassarti dal Lavoro, ma connetti il rilassamento nella vita al Lavoro. Gurdjieff

Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso
dell’universo; per che mia ebbrezza
intrava per l’udire e per lo viso.

Nessun commento:

Posta un commento