CANTO
I
Le cose sospese nel quadrato del cielo
Aumentale
Diminuendo te stesso
Il toro non lo devi imbrigliare Ma guardare
Così cambierà colore
e la sua temperatura ti guarderà A sua volta
Osserva
E trapassa le cose di te che non vogliono cambiare
Fissa l’equilibrio del tuo oggetto Tra la destra e la sinistra
Àncoralo a quel contrappeso che sei tu
Permettigli di dondolarti avanti e indietro
Guarda
E rendi rotonda la terra Davvero
II
Guarda
Ma come il mondo che
Completato il giro
Torna al punto di partenza
O come se potessi spingere quello che vedi dentro l’orizzonte
Fa’ rosseggiare ciò che mentre cammini
invisibile ti segue
Sii presente
Ausculta il suolo su cui fai leva
Rotazioni minime del pianeta
ti espongono ad altre stelle
Ogni passo ti aumenta
Monumenti all’attimo
I tuoi respiri
III
Apriti al tuo volto
Uova girano silenziosamente su se stesse Bevendosi
Non ha senso essere presenti senza un cielo
-L’uomo ha la possibilità della Presenza perché esiste il cielo-
Tutte le lezioni ci vengono dalle nuvole
A ogni istante puoi salire sulle spalle del giorno intero
Le ere hanno ordito una trama per arrivare sin qua
Ti espandi dentro al suono
L’ascolto di dio è silenzio in te
I gabbiani tagliano un grande sorriso nel cielo
IV
La punta del vento ha
molte spiegazioni
L’uomo ha bisogno di uno scopo?
È il luogo cui tende il vento
Piano guardandoti in giro Riemergi
dagli oggetti cui ti sei ceduto in immaginazione
Tu hai la terra Il vento
Paesaggi innumeri
Guarda questo luogo anzitutto col modo in cui cammini
Non con gli occhi: con l’espirazione
Sposta lo sguardo di qua Di là Come travasando una pianta
(Quando davvero riposerai
Tutto Intorno a te
Diventerà terra)
V
Tu esplodi e
l’onda d’urto s’arresta nel viso
Luccichio
Il volto al corpo Come la costa al mare
I tuoi lineamenti terminano un’onda lontana
Quando innalzi il cuore a dio
Passi per il viso
Questo istante di gioia
ne riavvia un altro Di una vita passata
Sei più grande
di ciò che è limitato a questa esistenza
Uomo vasto
Contieni tutto il tuo respiro
Le cose sospese nel quadrato del cielo
Aumentale
Diminuendo te stesso
Il toro non lo devi imbrigliare Ma guardare
Così cambierà colore
e la sua temperatura ti guarderà A sua volta
Osserva
E trapassa le cose di te che non vogliono cambiare
Fissa l’equilibrio del tuo oggetto Tra la destra e la sinistra
Àncoralo a quel contrappeso che sei tu
Permettigli di dondolarti avanti e indietro
Guarda
E rendi rotonda la terra Davvero
II
Guarda
Ma come il mondo che
Completato il giro
Torna al punto di partenza
O come se potessi spingere quello che vedi dentro l’orizzonte
Fa’ rosseggiare ciò che mentre cammini
invisibile ti segue
Sii presente
Ausculta il suolo su cui fai leva
Rotazioni minime del pianeta
ti espongono ad altre stelle
Ogni passo ti aumenta
Monumenti all’attimo
I tuoi respiri
III
Apriti al tuo volto
Uova girano silenziosamente su se stesse Bevendosi
Non ha senso essere presenti senza un cielo
-L’uomo ha la possibilità della Presenza perché esiste il cielo-
Tutte le lezioni ci vengono dalle nuvole
A ogni istante puoi salire sulle spalle del giorno intero
Le ere hanno ordito una trama per arrivare sin qua
Ti espandi dentro al suono
L’ascolto di dio è silenzio in te
I gabbiani tagliano un grande sorriso nel cielo
IV
La punta del vento ha
molte spiegazioni
L’uomo ha bisogno di uno scopo?
È il luogo cui tende il vento
Piano guardandoti in giro Riemergi
dagli oggetti cui ti sei ceduto in immaginazione
Tu hai la terra Il vento
Paesaggi innumeri
Guarda questo luogo anzitutto col modo in cui cammini
Non con gli occhi: con l’espirazione
Sposta lo sguardo di qua Di là Come travasando una pianta
(Quando davvero riposerai
Tutto Intorno a te
Diventerà terra)
V
Tu esplodi e
l’onda d’urto s’arresta nel viso
Luccichio
Il volto al corpo Come la costa al mare
I tuoi lineamenti terminano un’onda lontana
Quando innalzi il cuore a dio
Passi per il viso
Questo istante di gioia
ne riavvia un altro Di una vita passata
Sei più grande
di ciò che è limitato a questa esistenza
Uomo vasto
Contieni tutto il tuo respiro
Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso
dell’universo; per che mia ebbrezza
intrava per l’udire e per lo viso.
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