Ogni Scuola cerca di limitare l’esposizione dei suoi
studenti ai mass media. Se non c’è l’esercizio esplicito di tenersi lontani da
essi, la loro visione ne è comune sconsigliata, giacché:
Tutto il Lavoro su di sé
consiste nello scegliere le influenze a cui sottoporsi, e nel sottoporsi effettivamente
a esse. Gurdjieff
Secondo Gurdjieff, il giornalismo “non porta assolutamente
nulla di buono per l’intelligenza ed è diventato il male dei nostri tempi, nel
senso che esercita un’influenza nefasta. Questo genere di letteratura si è
molto diffuso negli ultimi tempi, perché corrisponde meglio di ogni altro alle
debolezze degli uomini … e alla loro crescente mancanza di volontà” (Incontri con uomini straordinari,
Introduzione).
René Zuber, in Monsieur
Gurdjieff, ma lei chi è?, racconta che negli anni Quaranta due persone
ebbero l’ardire di annunciarsi all’appartamento di Gurdjieff come giornalisti
di un famoso quotidiano: non fecero in tempo a fare tre passi nell’anticamera, che Gurdjieff “in persona venne a
scacciarli come fossero canaglie”.
Volendo essere un tantino più buoni, i giornali possono diventare relativamente utili, soprattutto nei casi (infrequenti) in cui il
giornalista sa offrire un punto di vista distaccato sulle notizie. D’altra
parte, tanto più egli è coinvolto nei fatti che presenta, tanto più va evitato. Solo
chi guarda i fatti da lontano è degno di essere letto.
Quando leggiamo punti di vista riconducibili agli atteggiamenti “Non è buono che sia eletta questa parte politica” o “È buono
che sia eletta quella parte politica” bisognerebbe chiedersi: buono per cosa? Per il guadagno interiore,
la situazione presente è sempre la migliore possibile. Vale la pena smarrire l'anima in identificazioni, lotte e discussioni finalizzate a
un risultato esteriore?
Alcuni miei amici pensano che il mondo sia dominato da "uomini in nero" a capo di un "nuovo ordine mondiale". Se anche fosse, sarebbero persone poco
invidiabili, in quanto perennemente tese e sulla difensiva: avrebbero tutto da perdere!
Quando si legge un giornale, è bene darsi degli esercizi. Fare
una pausa alzando gli occhi alla fine di ogni articolo (non una
pausa generica, ma precisa: 30 secondi, a esempio); ricordarsi dell’ambiente in
cui si è, guardandosi in giro a ogni fine pagina; non mangiare mentre si legge
ecc.
Una delle cose più utili, per essere presenti mentre si
legge, è la qualità dell’oggetto-libro. Carta fine, nastri segnalibro di seta,
copertina rigida, bei caratteri ecc. Così furono i libri di un tempo, così –
fatti a mano – erano i libri cui ho avuto la fortuna di lavorare, in una casa
editrice di Quarta Via. Tutto ciò, trasposto nel giornalismo, può significare, si parva licet, bei caratteri, foto
artistiche, pubblicità assente o accuratamente
selezionata, oltre ovviamente a contenuti in cui si avverte il distacco dell’autore
(o la sua padronanza della materia, che è la stessa cosa).
Buona fortuna nella ricerca di un giornale siffatto.
Buona fortuna nella ricerca di un giornale siffatto.
Ciò ch’io vedeva mi sembiava un riso
dell’universo; per che mia ebbrezza
intrava per l’udire e per lo viso.
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