Capitava che Beryl Pogson facesse leggere durante i suoi incontri (ne teneva anche sei a settimana) opere di poeti inglesi contemporanei, a esempio Charles Williams o Edwin Muir. In esse avvertiva echi dell'Insegnamento e quindi le adoperava come spunto per le sue lezioni di Quarta Via.
Quali potrebbero essere poeti e poesie italiani contemporanei da usare in modo simile?
Eugenio Montale non è contemporaneo, ma è all'origine della poesia italiana contemporanea:
Forse un
mattino andando in un'aria di vetro,
arida, rivolgendomi, vedrò compirsi il miracolo:
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
il nulla alle mie spalle, il vuoto dietro
di me, con un terrore di ubriaco.
Poi come s'uno schermo, s'accamperanno di gitto
alberi case colli per l'inganno consueto.
Ma sarà troppo tardi; ed io me n'andrò zitto
tra gli uomini che non si voltano, col mio segreto.
Umberto Fiori è invece un contemporaneo:
Nelle aiuole qua intorno
sotto gli alberi
corrono i cani.
Poi silenzio, nessuno.
Allora questi tre sedili al sole
e i cespugli pieni di fiori
si lasciano vedere come sono.
Chiari, sono, e diventano
sempre più chiari.
Anche le piante: chiare foglia per foglia.
E le ombre nell’erba esatte,
e nel sentiero i sassi. uno per uno.
fatti così, così,
e sempre più precisi, finché di colpo
non assomigliano a niente:
ci sono, sono qui davvero.
Si sente tutta la salvezza allora,
tutto il pericolo.
E si rimane
lì, dritti, con le mani
in mano. Si sta come in ascensore
con uno, con un signore,
per un paio di piani.
Chandra Livia Candiani è buddhista della tradizione della foresta (Ajahn Chah), vivente:
Cerco riparo
nella voce nuda,
nell'insegnamento del soffio,
chiedo rifugio
nel legame delle foglie,
la conta dei sassi,
il silenzio
che brucia nella corsa.
Faccio monastero
nel petto acceso di respiro,
nell'origine e nella fine
di una sillaba,
nella compagnia del passo
che allaccia a terra.
Ho vento,
ho ossa,
come muri del tempio,
ho mani.
La notte soffia
spegne la candela
insegna a uscire.
Mi cucio al passo
mi navigo nel respiro
mi sposo.
nell'insegnamento del soffio,
chiedo rifugio
nel legame delle foglie,
la conta dei sassi,
il silenzio
che brucia nella corsa.
Faccio monastero
nel petto acceso di respiro,
nell'origine e nella fine
di una sillaba,
nella compagnia del passo
che allaccia a terra.
Ho vento,
ho ossa,
come muri del tempio,
ho mani.
La notte soffia
spegne la candela
insegna a uscire.
Mi cucio al passo
mi navigo nel respiro
mi sposo.
Infine, Mariangela Gualtieri, poetessa vivente molto citata nei siti della nuova spiritualità, da "Zen in the City" a Gianfranco Bertagni:
La mano è
felice oggi.
Un fare niente la riempie
di pace vegetale. Sono come
in attesa. Sono un animale
che ozia, che riposa nella sua buccia
un frutto appeso al ramo
nella maturazione.
Sono un pugno di ghiaia
del vialetto. Una sterpaglia secca
in una attesa indifferente d'acque.
E così pacificata e illesa
ancora incolume alla vita
deposta ogni pretesa, senza dolore oggi
porto il mio colore rosa
come bandiera
niente altro che uno stare quieti
in attesa. Niente altro che questo
qui e ora.
di pace vegetale. Sono come
in attesa. Sono un animale
che ozia, che riposa nella sua buccia
un frutto appeso al ramo
nella maturazione.
Sono un pugno di ghiaia
del vialetto. Una sterpaglia secca
in una attesa indifferente d'acque.
E così pacificata e illesa
ancora incolume alla vita
deposta ogni pretesa, senza dolore oggi
porto il mio colore rosa
come bandiera
niente altro che uno stare quieti
in attesa. Niente altro che questo
qui e ora.
“Lo sol sen va”, soggiunse, “e vien la sera;
non v’arrestate, ma studiate il passo,
mentre che l'occidente non si annera”.
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