martedì 13 ottobre 2015

Fontanellato


Questo articolo tratta di due opere pittoriche che hanno tre cose in comune: sono in Emilia, sono del Cinquecento e rappresentano un uomo che muore dopo aver visto il Divino.

"Giove che incenerisce Semele" è un quadro del Tintoretto visibile nella Galleria Estense di Modena. Giove e Semele sono genitori di Bacco, dio del vino. Uno è immortale, l’altra mortale. Semele è però una mortale che vuole vedere direttamente il divino, e per questo muore incenerita. Il mito contiene l’idea che Bacco (il vino) nasce dall’incontro tra il divino e l’umano, e che l’umano troppo bramoso di vedere il divino muore. Nell'amore ultraterreno che dona il vino all'uomo si cela dunque un pericolo contro cui bisogna stare in guardia. Il vino può portarci vicini a Dio, ma anche distruggerci: questo si legge in filigrana nel mito.

In provincia di Parma, a Fontanellato, Parmigianino ha dipinto il noto camerino di Diana, dove si vede un altro mortale perire per aver visto il divino. Atteone è a caccia con i suoi cani, quando si imbatte nella dea Diana: essa non può tollerare su di sé lo sguardo di un mortale, quindi tramuta Atteone in un cervo che viene subito sbranato dai cani. Dopo aver visto il divino senza permesso, l'uomo viene dilaniato da quelli che erano i suoi strumenti. I cani lo avevano portato troppo avanti: superato il limite, gli si ritorcono contro.

Nel primo caso, Dio scende sull'uomo facendogli dono del vino; nel secondo, l'uomo raggiunge Dio attraverso i suoi strumenti (il cane, "miglior servitore dell'uomo"). Entrambe le situazioni presentano dei rischi: per Semele, la rovina consiste nell’ascoltare la voce mascherata di una divinità malintenzionata (Giunone) che ne titilla la vanità; per Atteone, il problema è che l’incontro con il divino avviene casualmente, con modi non leciti. In tal caso, quello che ha portato l’esploratore davanti a Dio finisce con l'ucciderlo (l’alcool potrebbe essere una di queste cose).

Questo è il motivo per cui la gente nello stato ordinario non può avere coscienza, perché se la coscienza venisse all’improvviso, essa impazzirebbe. Ouspensky

In cima al camerino di Diana è dipinto un cielo azzurro con uno specchio, contornato dalla scritta Respice finem: osserva la fine. Guardando la scritta, ovviamente si vede se stessi riflessi nello specchio, in mezzo al cielo. Forse, la cosa più alta che possiamo osservare siamo noi stessi; forse, così facendo il cielo è la nostra meta ultima.

“Lo sol sen va”, soggiunse, “e vien la sera;
non v’arrestate, ma studiate il passo,
mentre che l'occidente non si annera”.

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