mercoledì 28 ottobre 2015

L'Aiutante Inanimato


In Quarta Via, l'immaginazione non è un male in sé: lo è solo quando è incontrollata. L'immaginazione controllata è stata usata da Gurdjieff in quelli che vengono definiti "esercizi contemplativi interiori" o "segreti". Nelle carte di George M. Adie trovate a Sidney dopo la sua morte (1989) è contenuta la descrizione di uno di tali esercizi, datata ottobre '48 (un anno prima della morte di Gurdjieff). L'esercizio adopera, tra le altre cose, la formula "I Am" ("Io sono"). Essa è considerata una delle preghiere della Quarta Via, assieme a quella del cuore ("Signore Gesù Cristo, abbi pietà di me") introdotta da Ouspensky nel 1931 nei suoi gruppi. Bennett ricordava di aver ricevuto da Gurdjieff "una sequenza di esercizi per il controllo e la trasformazione delle energie psichiche" (Witness).

Praticando questi esercizi, ci si accorge che occorre ricordarsi di due cose: di iniziarli nel corso della giornata; di portarli a termine una volta iniziati. Nel primo caso, può essere utile "sacrificare qualcosa per un lungo periodo di tempo, costantemente" (Irmis B. Popoff), in modo da creare dentro di sé "un fattore costante di ricordo": a esempio, rinunciare all'espressione delle emozioni negative. 

Nel secondo caso (portare a termine la "preghiera"), Gurdjieff consigliava uno strumento tradizionale che usava lui stesso: il rosario.

Edwin Wolfe e Nicolas de Stjernvall ci hanno scritto dell'uso del rosario da parte di Gurdjieff; in una foto del suo ultimo anno di vita, lo vediamo seduto su una panchina apparentemente con un rosario in mano (se si vuole prestare fede a J. Webb, anche la prima foto esistente di Gurdjieff, mascherato nel 1904 dal lama Narzunoff, lo ritrae con un rosario in mano); nel suo studiolo dell'ultimo appartamento parigino, erano appesi vari rosari (J. Webb); in Incontri con uomini straordinari, il rosario è definito "l'attributo indispensabile di ogni orientale che si rispetti, durante i momenti di riposo concessigli dai doveri della vita".

Undiscovered Country di K. Hulme è un libro di Quarta Via (non tradotto in italiano) da cui vengono molte delle citazioni più famose di Gurdjieff. A pag. 113, leggiamo: "Un giorno, Gurdjieff diede a ognuna di noi  [le donne della Cordata] un rosario fatto di grossi grani neri di un misterioso materiale, con il quale dovevamo fare un esercizio speciale mentre passavamo i grani tra il pollice e l'indice. Ci disse che in passato questi rosari erano noti come l'Aiutante Inanimato e che molti tipi di lavoro interiore, assai più difficili del nostro esercizio, venivano fatti con il loro aiuto". Aggiunse che gli orientali che si vedevano al caffè con i rosari in mano non erano la quintessenza della pigrizia, al contrario: da quei grani traevano una forza interiore inimmaginabile.

Con l'uso di un rosario, diventa più facile non solo portare a termine questi esercizi precisi e sequenziali, ma anche attivare il centro motorio, rendendo più completa (ed efficace) la pratica. Il rosario consegnato da Gurdjieff alle donne della Cordata andava portato ovunque, ma senza dare nell'occhio. Esso era da tenere in tasca e da impiegare di nascosto in autobus, al caffè, a teatro...

Diversi anni dopo, in un altro continente, K. Hulme mostrò felice a Gurdjieff il proprio rosario, facendogli capire che aveva continuato a portarlo con sé. Alla sua vista, Gurdjieff fece "il suo sorriso più amorevole che gli avessi mai visto", quindi lo prese, lo mostrò a tutti dicendo "Is a mother thing..." ("È un oggetto-madre...") e se lo mise in tasca, senza più restituirlo a Hulme. Dunque, il rosario è una madre che a un certo punto deve farsi da parte per lasciare che il figlio proceda autonomamente. Ma quando? Ci vuole pazienza: sia Hulme che Bennett lavorarono con la ripetizione di una preghiera interiore per dodici anni.

“Lo sol sen va”, soggiunse, “e vien la sera;
non v’arrestate, ma studiate il passo,
mentre che l'occidente non si annera”.

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