Fritz Peters racconta di aver visto molto raramente
Gurdjieff con un libro in mano. Secondo Charles Nott, al Prieuré vi era la più
bella libreria in cui fosse mai stato, solo che aveva gli scaffali vuoti.
Pertanto, non sembra che Gurdjieff leggesse molto, né che consigliasse ai
suoi studenti questa attività. Quando però l'argomento cadeva sulla lettura, i
suoi consigli erano come sempre originali.
Ecco cosa disse a un incontro parigino durante la guerra:
"Tu leggi solo con la tua testa. Devi leggere solo un po': una pagina ogni
volta. All'inizio devi cercare di comprendere con la testa, poi sentire, quindi
fare l'esperienza. Infine, torna indietro e pensa. Esercitati a leggere con i
tuoi tre centri. In ogni libro c'è materiale per arricchirsi. Non importa cosa
leggi, non importa quanto leggi. Importa solo la qualità della tua
lettura".
Esistono diversi esercizi per cercare di ricordare se stessi
mentre si legge, adoperando più di un centro. Nel Lavoro, la precisione
dell'esercizio è importante. Si può dividere l'attenzione tra le parole e altre
impressioni, anche visive: il bordo della pagina o lo sfondo che vediamo oltre
il libro.
Si possono fare piccole pause durante la lettura, anche più
di una a pagina; si può arrivare a chiudere il libro a ogni pausa. Se si stanno
leggendo dei sutra, dei racconti o comunque dei paragrafi, la pausa può
essere alla fine di ognuno di essi: ciò aiuta a spezzare il momento della
meccanicità.
Facilmente la lettura di un libro genera torpore. Per
restare svegli, si può stare attenti alla propria posizione: i gomiti
leggermente distanziati dal busto, la schiena eretta, una posa non scomposta.
Importante è evitare movimento oziosi con le dita, le gambe o altre parti del
corpo.
Per essere presenti durante la lettura, è utile anche che il
libro sia ben fatto, ovvero bello come oggetto: carta fine, nastri segnalibro
di seta, copertina rigida, bei caratteri ecc. Così erano i libri di un tempo,
così sono i libri che ho contribuito a creare in una Scuola di Quarta Via.
Questi sforzi non ci impediranno di capire quanto stiamo
leggendo. Nel Sistema, uno stato più elevato non sostituisce, ma si va ad
aggiungere a quelli inferiori. Le funzioni ordinarie non vengono cancellate.
Anche se Gurdjieff ha detto che non è tanto importante
quello che si legge, l'oggetto della nostra attenzione può aiutare. A esempio,
Gurdjieff e Pitagora scrivevano in modo oscuro. I loro scritti sono un
esercizio di attenzione e pazienza, il cui scopo sembra quello di estrarre dal
lettore uno stato di attenzione superiore al normale. Può essere utile, al fine
di raggiungere la necessaria concentrazione, leggerli a voce alta o scandire
ogni parola dentro di sé. Pitagora e Gurdjieff hanno scritto nel modo
giusto (=oscuramente), perché fanno faticare il lettore, lo costringono a
essere più attivo. Solo se fatichiamo, se siamo attivi, le cose diventano
nostre.
“Lo sol sen va”, soggiunse, “e vien la sera;
non v’arrestate, ma studiate il passo,
mentre che l'occidente non si annera”.
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