venerdì 4 dicembre 2015

Un monito sui moniti


Non mi hanno mai convinto quelle parti di un insegnamento spirituale che esprimono negatività verso un altro cammino. Questo vale anche per Osho e la Quarta Via. L’ho scritto in passato su William Patterson e lo ripeto oggi per Solange Claustres. Leggiamo cosa scrive quest'ultima nella sua introduzione a G.I. Gurdjieff e la presa di coscienza:

Nessuna delle persone a capo delle tante organizzazioni che sono sorte nel nome di G.I.Gurdjieff è stata istruita da lui o da Madame de Salzmann. 
Alcuni sono stati discepoli di discepoli, di provenienza diversa, privi di un'esperienza approfondita di questo insegnamento. 
Altri, conoscendo un discepolo, le idee, i libri di o su Gurdjieff, hanno dato vita a gruppi a lui dedicati, senza aver mai avuto pratica del suo lavoro. 
Vengono così deformati alcuni aspetti delle idee come dei movimenti. 

Chiaramente, in questo passaggio Madame de Salzmann viene ritenuta titolata a condurre un'organizzazione nel nome di Gurdjieff e a indicare chi altro può farlo. Eppure, ella introdusse nell’Insegnamento di Gurdjieff lo zazen, ovvero la pratica della meditazione seduta. Gurdjieff non parlò mai di quest'ultima. Tale introduzione rappresenta dunque una “deformazione”, peraltro macroscopica, del Lavoro originario. C’è chi dice che la De Salzmann imparò la pratica della meditazione da William Segal, studente di Quarta Via e monaco zen. Comunque siano andate le cose, non la imparò da Gurdjieff. Nel libro uscito qualche anno fa in America, Martin Benson speaks, lo studente di Gurdjieff Martin Benson sostiene che il Lavoro abbia con tale introduzione smarrito la sua natura. Poiché ciò avvenne negli anni Sessanta, lo stesso periodo in cui Francis Roles portava gli "orfani" di Ouspensky verso l’India, Benson sostenne provocatoriamente che la Gurdjieff Foundation si era trasformata nel gruppo americano degli studenti di Ouspensky.

Personalmente, tuttavia, non rimprovero ciò a Madame de Salzmann, anche se continuò sino alla fine dei suoi giorni a insegnare in nome di Gurdjieff. Quest’ultimo, infatti, era il primo a “deformare” il suo insegnamento in base a chi si trovava di fronte. Quello che disse a San Pietroburgo nel 1915 era diverso da ciò che disse a New York nel 1930 o a Parigi nel 1945. 

L’introduzione della Claustres termina così:

Altri infine, negli Stati Uniti e in altri paesi, usando la denominazione di "Insegnamento di Gurdjieff", hanno costituito dei gruppi che si sono rivelati una sorta di setta, un'aberrazione, totalmente contraria al suo vero insegnamento.

Si può ricordare, a questo proposito, che diverse persone hanno detto la stessa cosa di Gurdjieff e la sua Scuola. Tra i primi, René Guenon e D.H. Lawrence; tra i più recenti, Lois Palken Rudnick, Anthony Storr e Frank Kermode (Taylor, Shadows in Heaven). Certo Gurdjieff non faceva molto per impedire questa cattiva fama: tra le regole del Prieurè, dove era signore assoluto, c’erano il controllo della posta in entrata e in uscita, e il divieto di uscire dalla proprietà senza il suo permesso (Nott, Teachings). Difficilmente oggi si troverebbe qualcosa di più “settario”, se non entrando in un monastero. Per Gurdjieff, la differenza tra una religione e una setta era soltanto nel numero di cannoni e navi posseduti, come scrisse in Belzebù: dunque, a certe critiche non dava peso.

Anche noi, cerchiamo di non dare peso alla negatività di un Lawrence o una Claustres, se non per riconoscerle parte di quella forza contraria che sorge inevitabilmente quando si Lavora.

Tratto t'ho qui con ingegno e con arte;
lo tuo piacere omai prendi per duce;
fuor se' de l'erte vie, fuor se' de l'arte.

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