mercoledì 23 dicembre 2015

La mia Africa


Emozione più distacco: nell'unione tra questi due elementi apparentemente contraddittori sta parte del fascino del romanzo La mia Africa di Karen Blixen. L'emozione è quella dell'Africa, della sua natura straripante; il distacco è il fatto che essa appartiene al passato dell'autrice. L'emozione è l'uso della prima persona singolare; il distacco, la declinazione al tempo passato dell'intero romanzo.

Emozione più distacco vuol dire emozione superiore: da qui, il magnetismo del libro. Tutti i libri scritti al passato e in prima persona generano un'emozione superiore? No. Ne La mia Africa c'è anzitutto la natura - onnipresente, forte, grande - che solleva l'uomo sopra se stesso. La prima e l'ultima frase del libro sono dedicate all'altopiano del Ndong (la natura, l'emozione), sempre visto in lontananza (il distacco).

Anche raccontare le vite e le storie di esseri umani molto diversi – gli indigeni – permette l’emozione distaccata: “Il cordone ombelicale della natura, per loro, non è stato mai reciso”. Il paesaggio è uno specchio dell’uomo, ne esemplifica gli stati interiori. La Blixen sceglie sempre quegli elementi naturali che hanno una valenza simbolica. A esempio, l’episodio del vecchio Knudsen: pioggia e lampi alla sua morte, il bosco che ricorda la Danimarca quando l’anziano vagabondo trova una seconda giovinezza nell’industria del carbone ecc. Le metafore esplicite sono poche (capitolo cinque: esplicita analogia tra animali e varie tribù indigeni), gli inserti poetici ancora meno: il romanzo è descrittivo, sta al lettore cogliere i nessi.

Nella Mia Africa c'è poi la sua autrice, la contessa Blixen, colei che diede a Solita Solano la sensazione “Talvolta … di trovarsi con Gurdjieff … Non presentava il minimo difetto nel comportamento o nel suo senso dell’osservazione. Avevo sempre saputo che non era femmina, ma fatta di roccia e di fuoco, come un vulcano; e lei sapeva che io lo sapevo… Sentivo spesso di trovarmi alla presenza di un gigante al confronto con il quale l’umanità sembrava molto piccola”. La forza dell’individualità di Isak Dinesen (aka Karen Blixen) e della sua scrittura era forse questo: essere allo stesso tempo emozionata e distaccata.

Tratto t'ho qui con ingegno e con arte;
lo tuo piacere omai prendi per duce;
fuor se' de l'erte vie, fuor se' de l'arte.

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